sabato 30 ottobre 2010

Valsugana, Pilastro Serafini - Via La Fine del Millennio






Era da tempo che sentivo parlare da parte di Beppe e Checco della loro via aperta sul pilastro Serafini sopra Grigno. Ieri, assieme a Beppe ed Adriano, siamo andati a ripercorrere questa linea incredibile tracciata su quel missile di dolomia grigia e gialla.
Aperta dal basso da Francesco Leardi e Giuseppe Tararan a cavallo del vecchio e nuovo millennio (1999/2000) in più riprese, la via in questione si colloca tra le vie impegnative ad alto ingaggio della Valsugana. L'ambiente sembra quello delle Lavaredo, la parete è verticalissima e le soste sempre molto aeree. La linea è spettacolare e con andamento logico supera la parete Ovest del pilastro nei suoi punti di minor resistenza, forzando in alcuni punti le parti più repulsive e strapiombanti della parete in corrispondenza dei gialli.
La via è alpinistica, richiede NECESSARIAMENTE esperienza alpinistica sopratutto per la qualità della roccia, a volte molto friabile, le scarse protezioni presenti, le doppie molto aeree e l'ambiente.

Ieri, durante la ripetizione, si è staccata una cornice proprio sopra la nostra testa. Fortunatamente il pezzo di roccia ci ha schivato di un pelo, ed il volo che ne è conseguito è risultato senza conseguenze...ci è andata bene. In seguito a ciò, abbiamo deciso di calarci all'ottavo tiro e non continuare fino in cima.

Relazione:

Attacco: Il pilastro è ben evidente, in corrispondenza dell'abitato di Serafini in prossimità di Grigno, circa 500 metri più a Sud della omonima palestra di roccia. L'avvicinamento avviene per sentiero di taglialegna all'inizio, tenendo come riferimento il pilastro. Si incontra ad un certo punto un cavo metallico, in corrispondenza di un torrente prosciugato. Per tracce, oltrepassare il torrente e seguendo la costa erbosa risalire il pendio, fino a riattraversare il torrente verso sinistra un'ultima volta per giungere così alla base del pilastro. Una rampa erbosa abbastanza verticale porta al punto dove conviene effettuare la prima sosta su alberelli. Lungo la rampa, vi è un cordone rosa legato attorno a degli arbusti per indicare il percorso. Mezz'ora da dove si lascia l'auto.

Materiale: 13 rinvii, fettucce, una serie completa di friend, dadi, martello e chiodi consigliati. Le soste sono tutte presenti. La via è attrezzata sufficientemente a chiodi e spit da 8 piantati a mano nella prima parte, mentre nella parte alta l'attrezzatura è costituita da fix da 10 e chiodi, distanziati. Le fessure non sono attrezzate, occorre dunque integrare con friends e dadi.

Difficoltà: Premessa, sebbene le difficoltà siano date sportive, spesso i vari 6a e 6b della via sono da superare su chiodi o protezioni veloci. Nonostante la presenza di alcuni spit, la via è alpinistica. Come obbligatorio forse sarebbe meglio parlare di VII/+. Le difficoltà principalmente sono sempre attorno al 6b su roccia delicata. L5 presenta un breve tratto di 7a oppure A1. L4 resta ancora da liberare, la friabilità della roccia qui gioca un ruolo importante.

Sviluppo: 350 metri. 11 lunghezze per arrivare sulla cima vera e propria.

L1: rampa erbosa in diagonale a sinistra. Dal punto di sosta, conviene effettuarlo in prossimità di due alberelli vicini (corteccia scorticata dai massi disgaggiati), si risale verticalmente la rampa erbosa con possibilità di assicurarsi a qualche pianta (III+). Si incontra un fix che indica la direzione giusta, in corrispondenza di questo traversare nettamente a sinistra (IV) (cordone su clessidra) e raggiungere la sosta su comodo terrazzo attrezzata con 1 spit da 8 piantato a mano. 35 metri

L2: dalla sosta, si risale il pilastrino staccato sulla destra, che forma una larga fessura alla sua sinistra nel punto dove si appoggia alla parete (eventualmente possibile assicurarsi con friend grossi) (V). Una volta rimontati sopra il pilastrino, inizia un aereo obliquo verso destra su roccia buona che presenta qualche piccolo buco per le mani (6a). In corrispondenza dell'ultimo spit, stare bassi e andare ancora un po' verso destra per poi risalire verticalmente ancora 5 metri fino ad un piccolo chiodo che protegge l'uscita in sosta. Sosta appesi, attrezzata su due spit da 8 piantati a mano. 30 metri, lungo il tiro 3 spit ed un chiodo normale

L3: traversare due metri a sinistra e risalire la parete concava gialla fino al primo chiodo a lama, posto abbastanza alto (VI). Salire verticalmente lungo il muro giallo fino a dove questo finisce contro uno strapiombo servito alla sua sinistra da un blocco instabile, da trazionare con estrema cautela (6b+). Una volta superato lo strapiombo, risalire per qualche metro fino ad un muro grigio. Traversare dunque a sinistra per quattro metri, stando bassi, su blocchi grigi un po' instabili fino a raggiungere una fessura in diagonale verso destra. Risalirla completamente con difficoltà concentrate in un passaggio ostico, che va protetto con friend piccolo (6b). Si sosta alla base di uno spigolo giallo strapiombante, 35 metri.

L4: tiro chiave. Dalla sosta si risale verticalmente lungo i primi due spit con difficoltà e su roccia friabile (6c), dopodiché in corrispondenza di un chiodo ad U vi è un passaggio atletico difficilmente superabile in libera (A1). Si continua verticalmente con difficoltà lungo lo spigolo strapiombante, incontrando un altro pezzo in cui occorre affidarsi ai chiodi (A1). Uscita su spigoletto, su roccia un po' meno delicata ma sempre che richiede la massima attenzione (6b). 25 metri, sosta su tre spit da 8 piantati a mano.

L5 tiro più bello. Dalla sosta risalire verticalmente fino al primo fix da 10, da qui iniziare un obliquo verso sinistra di resistenza su roccia a tacche e qualche buco (7a). Al termine del muretto difficile, risalire con più facilità (V+) fino alla base di una evidente fessura gialla bellissima. Risalirla, proteggendosi con friends medi fino a dove questa incontra una strozzatura strapiombante. Con passaggio faticoso (6b) superare la strozzatura e obliquare verso destra fino alla successiva sosta. 40 metri

L6 si risale il muro grigio lavorato a tacche. Seguire i fix da 10, attenzione a quello che si tira, non tutto apparentemente solido. Sempre con andamento verticale, si supera infine un piccolo tettino, servito da un chiodo universale grigio. Sosta poco sopra il tettino sulla destra. 30 metri, 6b

L7 si traversa in leggera discesa tre metri a sinistra e si risale la placca grigia fino al primo fix (posto molto alto). Si prosegue verticalmente per placca grigia con qualche cornice instabile. Si obliqua verso destra a circa metà del tiro, seguendo qualche raro fix ed un chiodo a lama. Dal chiodo a lama, salire verticalmente stando a destra di un pilastrino grigio instabile. Allungare bene le protezioni in questo tiro, attenzione al gioco della corda sugli spigoli e le cornici. Potrebbe smuovere cose molto grosse, come è capitato a noi. 30 metri, 6b. Sosta al di là dello spigolo su piccolo terrazzino erboso sospeso, su tre chiodi normali.

L8 dalla sosta, risalire con estrema cautela lungo le due fessure parallele grigie per 5 metri. Si è ora in corrispondenza di un muretto grigio fessurato, l'uscita è il passaggio più delicato (VI+) che può essere protetto con un piccolo friend. Una volta usciti, con arrampicata molto delicata in obliquo verso sinistra su rampa erbosa si raggiunge la sosta con due spit da 8 piantati a mano e catena con anello di calata. Attenzione, tiro delicato, senza protezioni.

Giunti qui con un altro tiro corto non attrezzato, si giunge alla cresta erbosa finale che si può percorrere in conserva. Vi è poi l'ultimo tiro sul pilastrino sommitale che arriva alla vetta vera e propria del pilastro con barattolo e libro di via. Da qui, con una breve doppia si ritorna sulla cresta e da questa alla sosta di L8, per la discesa in doppia.
Noi, giunti a L8, ci siamo calati.

Discesa: da effettuare dalla sosta di L8 con quattro lunghe doppie (55 metri), tutte molto aeree. La prima doppia va da L8 a L6, la seconda doppia da L6 a L5 con aereo pendolo, la terza doppia da L5 a L3 con pendolo anche questa se non ricordo male, l'ultima doppia da L3 alla base in diagonale verso destra faccia alla parete. Le doppie sono tutte molto verticali, da effettuare con estrema attenzione. Non c'è il rischio che si impiglino.

Piccolo filmato qui: http://vimeo.com/16360032

giovedì 28 ottobre 2010

Arco, Mandrea - Pagliaccio Ridi




Oggi in compagnia del vecio Checco siamo andati a fare questa via plaisir in Mandrea. La giornata era perfetta, si arrampicava bene col pile addosso. La via è bella e su roccia sempre ottima lavorata a gocce. Arrampicata libera continua e abbastanza sostenuta (i vari A0 si fanno senza problemi).
C'è da dire però che la chiodatura è fin troppo ravvicinata, banalizzando un po' il gesto dell'arrampicata. Per vie del genere, sarebbe più opportuno un obbligatorio un po' più alto a mio parere. Chi va a ripeterla avendo il grado per farla in libera, troverà certamente ridicola la distanza misera tra le protezioni. Peccato.

Materiale: 15 rinvii, se passate tutti i fix e unite i tiri allora ve ne servono almeno 20. Via chiodata ultra abbondantemente a fix da 8 lungo i tiri e alle soste, più qualche sporadico fix da 10 alle soste.

Difficoltà: nonostante la guida Filippi riporti molti A0 le difficoltà sono tutte comprese tra il 6a+ ed il 7a. Principalmente le difficoltà si aggirano dal 6b e 6c. Il tiro di 7a è bello e non molto difficile, vista anche la chiodatura ravvicinata. Obbligatorio 5c.

Relazione:

L1 Salire in corrispondenza della targa con nome per vago pilastrino di roccia rotta (IV+), 1 cordino su clessidra, un chiodo ed uno spit. 20 metri, eventualmente unibile al secondo. Io ho fatto sosta sul primo fix del secondo tiro, sulla destra faccia alla parete.

L2 Unibile a L1. Si risale per placca verticale a gocce e blocchetti con arrampicata tecnica (6b). In corrispondenza di un fix servito da cordino bianco, stare a destra e rimontare con passaggio più intenso fino a prese più buone (6c). In breve alla sosta.

L3 Altra placca molto bella a gocce. Arrampicata sempre tecnica e mai faticosa (6b) con un passaggio singolo di 6b+. Tiro corto

L4 Si traversa orizzontalmente a sinistra con facilità (5c). Evitate la prima sosta che incontrate, abbassatevi di un metro e rimontate verticalmente fino al primo fix con passaggio tecnico (6b+). Poi continuare a traversare a sinistra stando un po' sopra la linea dei fix (6b).

L5 Si segue la lama bene appigliata (6a+) fino a dove questa finisce. All'uscita della lama un passaggio tecnico su una goccetta appena accennata da prendere di spallata con la mano destra porta fuori a sinistra a prendere una buona goccia per la mano sinistra (7a). Da qui ci si alza poi per placca a gocce si rimonta fin sotto uno strapiombetto. Bloccaggio viulento per uscire sul bombé che porta in sosta (6c). Se l'ho fatto io a vista non è un 7a duro, tranquilli..

L6 unito con L7 della guida Filippi. Dapprima si obliqua a sinistra per placca tecnica a gocce (6b+) poi si risale una lama spaccata fino alla sosta, alla base del tiro della fessura. Da qui continuare lungo la fessura (6b) sempre bene ammanigliata con arrampicata entusiasmante. Uscita alla tarzan su albero e poi ancora un muretto non banale fino in sosta. Se rinviate tutti i fix vi servono 20 rinvii per fare questo tiro. 37 metri

L7 Si è alla base di un pilastro, con a destra il camino della via delle Fontane e a sinistra la variante Klif Klof. Si risale il pilastrino con arrampicata tecnica (6b) fino ad una parte finale un po' più impegnativa (6c). Fate sosta alla prima che trovate.

L8 Tiro molto bello e continuo su spigolo. Direi che un 6c+ ci sta tutto. Unite i due tiri segnati dalla relazione Filippi. Sosta attrezzata su albero con mega maillon rapid. 30 metri

L9 Tiro su muro rosso di roccia cotta a listoni orizzontali. All'inizio facile, poi mano a mano più atletico (6b). 27 metri

L10 Si risale per la fessura. Stare a sinistra aiutandosi con le rocce un po' marce, poi per bella placca fino all'uscita su bosco alla sinistra. 6a+ 25 metri

sabato 23 ottobre 2010

Pilastro dei Barbari - Via Cleopatra








Ultima nata sul pilastro ancora negli anni '90, porta la firma del produttivissimo Daniele Lira. Aperta dal basso, la via si sviluppa sulla fascia sinistra del pilastro, con una prima parte molto atletica su roccia non sempre molto buona, specialmente nel secondo tiro, una parte centrale varia ed articolata su roccia ottima, ma a volte un po' sporca, che presenta sezioni in placca, leggero strapiombo e fessura atletica, per finire con un tiro su una placca verdoniana da sogno che rappresenta certamente la lunghezza più bella dell'intera via.
Consigliata certamente una ripetizione (i primi due tiri, volendo, sono evitabili percorrendo la prima lunghezza della Via Paola dove, giunti alla sosta, si può traversare 5 metri a sinistra, raggiungendo così la terza sosta di Cleopatra). O, altra soluzione, si possono percorrere i primi tre tiri della Paola, ed innestarsi su Cleopatra alla sesta lunghezza (bellissima placca grigia a gocce). 
In compagnia del Bellin, che se l'era già fatta più volte col Benvenuti.

Relazione:

Sviluppo: 230 metri, 9 tiri + il decimo in comune con Tovaric/Paola/SuperAvanzi.

Difficoltà: 7c, 7b+, 7a, 6b, 6a+ e 6c+. Sebbene la chiodatura sia ravvicinata, nel secondo tiro non tutti i passi sono azzerabili. Come obbligatorio penso possa raggiungere il 6c+ e A1, nel secondo tiro. Nei restanti tiri, 6b obbligatorio.

Materiale: la via è ottimamente chiodata a fix da 10 sia lungo i tiri che alle soste. Servono 14 rinvii più fettucce per collegare i due fix di sosta. Corda da 60 può bastare, da 70 meglio. Chiodata bene e in modo ravvicinato (S1), non presenta mai lunghi run outs.

Accesso: da Valgoda, scendendo per il sentiero e risalendo il canale sottostante il pilastro (indicazioni Pilastro dei barbari) in 30 minuti, oppure da Costa per sentiero che porta a Valgoda in 45 minuti di camminata.

Attacco: 6/7 metri a sinistra dell'avancorpo d'attacco della via Paola (15 metri a sinistra della Tovaric dunque), in corrispondenza di un grosso strapiombo. Scritta incisa sulla roccia, primi fix visibili.


Relazione:

L1 Tiro chiave. Attaccare in corrispondenza della scritta incisa nella roccia "Cleopatra" circa 7 metri a sinistra dell'attacco della via Paola. Fix visibili sul forte strapiombo di partenza. Come tiro di partenza non è proprio il massimo, visto che si tratta di un 7c su buone prese, ma in fortissimo strapiombo. Alcuni buchi purtroppo sono un po' sporchi. Eventualmente si può passare in A1, con fettuccia su rinvio. Questo tiro per me libera a spizzichi e mungitura di rinvii. Uscita dallo strapiombo su roccia delicata da tirare con cautela. Sosta su terrazzino, tre metri sopra l'uscita dallo strapiombo. 30 metri, 7c o eventualmente A1.

L2 Altro tiro chiave assieme al primo su roccia abbastanza delicata. Si è alla base di un muro giallo verticale solcato da un vago diedrino. Dalla sosta, risalire 1 metro superando una prima spaccatura orizzontale. Poi per il diedrino con andamento in obliquo verso sinistra su un muro di roccia delicata, con violenti bloccaggi di dita su tacche e qualche buco. 25 metri, 7b+ o eventualmente 6c+ e A1.

L3 Dalla sosta si supera lo strapiombo iniziale stando un po' sulla sinistra della linea dei fix (7a), poi verticalmente per bella placca, spostandosi nel finale un po' a destra, per poi rientrare a sinistra fino in sosta (6c). 25 metri.

L4 Dalla sosta si obliqua a destra per bel muro rosso lavorato a gocce coralli, stare leggermente a sinistra e puntare ad un grande buco che offre buoni appigli rovesci per rinviare il fix a destra. Risalire oltre il buco, verticalmente con bella arrampicata tecnica (6b), per poi traversare a sinistra e superare uno strapiombetto che offre buoni buchi alla sua sinistra (6c). 25 metri

L5 Tiro all'apparenza difficile perché strapiombante, ma molto ben ammanigliato. Dalla sosta spostarsi un metro a sinistra e superare con facilità il piccolo tettino bene ammanigliato (6b) per poi risalire un bella placca grigia con buoni buchi, fino ad un secondo strapiombo grigio che presenta delle ottime prese su buoni buchi e qualche piccola canna (6b) fino alla sosta all'uscita dello strapiombo. 25 metri

L6 Tiro stupendo su placca grigia a gocce. Si risale dalla sosta per montare su una magnifica placca lavorata a gocce, roccia un po' sporca all'inizio, ma poi magnifica. Arrampicata elegante e tecnica 25 metri, 6a+

L7 Tiro bellissimo in placca e lama/fessura. Dalla sosta, spostarsi un metro a destra e rimontare un muretto di roccia rotta per finire sul cucchiaio soprastante. Passaggio tecnico in corrispondenza della concavità, aiutato da due piccole prese migliorate (6c). Si giunge ora alla base di una bellissima fessura da fare in dulfer. Difficoltà crescenti man mano che si sale (6c). Vi è un punto in cui la fessura diventa un po' cieca, occorre cambiare marcia e andare su veloci per non ghisarsi. Sosta al termine della fessura, 25 metri.

L8 Io qui mi son sbagliato, e anziché andare a sinistra dove va la via, sono andato su dritto per il diedrino fessurato privo di fix. Son finito dentro al bosco dove va a finire anche la Paola, alla base del pilastro del penultimo tiro della Tovaric. Da qui, con un traverso a sinistra ci siamo raccordati alla sosta del penultimo tiro di Cleopatra. Non fate il mio errore, dalla sosta di L8 la via procede a sinistra. Non so dirvi che difficoltà ha quindi L8 originale di Cleopatra, non sembrava difficile, ma non vorrei sbagliarmi.

L9 Il tiro più bello! Si è ora alla base del pilastrino sommitale. Il tiro di Cleopatra sta a circa 4 metri a sinistra del penultimo tiro della Tovaric. Ve lo consiglio anche come variante della Tovaric. Stupendo. Si parte con un bloccaggio di dita violento dal primo al secondo fix a raggiungere un buco buono per la rinviata (passo singolo più violento del tiro). Poi con magnifica arrampicata tecnica su placca a buchi e qualche piccola goccia si guadagna la sommità del pilastro, dove al termine vi è un piccolo strapiombo da superare (se ci si aiuta con l'albero più facile). Tiro tecnico, 6c+. 25 metri

Da questa lunghezza, traversando a destra, si raggiunge la cengia alla base dell'ultimo tiro di Tovaric con cassetta del libro di via.

L10 Risalire l'ultimo tiro di Tovaric, su roccia rossa a listoni orizzontali. 15 metri, 6a.

Discesa: dal boschetto d'uscita, prendere la traccia di sentiero a destra ed in 5 minuti si è a Valgoda. Se siete venuti da Costa, mettete in conto 45 minuti di camminata in discesa.

Un filmatino della via: http://vimeo.com/16115855

lunedì 18 ottobre 2010

Falesia di Cismon - Gusela (da Giulio)





Oggi tempo un po' incerto, Arco inizia già a stufare, capatina nella splendida falesia di Cismon, in compagnia del Bellin e di Davide.
Una tra le ultime nate in Valsugana, la falesia gode di un'ottima esposizione invernale. Pieno Sud. Prende sole da mattina inoltrata fino a tardo pomeriggio. Roccia incredibile: muro giallo verticale a tacche e qualche buco/goccia. Difficoltà mediamente elevate: dal 7a in su mediamente.
La giornata inizia con l'unico riscaldo, un 6b+ da 30 metri (First line).
Poi mi vien fuori flash un 7a (Galaxy). Fatto un giro corda dall'alto su un bellissimo 7a+ (Il Moralizzatore), non difficile, solo un boulderino a circa metà.
Finiamo la giornata facendo due giri su un 7b+ della morte a destra della falesia. Durissimo. Placca tecnica all'inizio a prendere una fessura, poi tettino, poi placca furibonda incazzatissima fino in sosta. Bisognerà lavorarselo una vita e mezza prima che venga fuori come si deve..
il Bellin in azione in questo video: http://vimeo.com/15957926
lo so, la luce fa abbastanza schifo.

venerdì 15 ottobre 2010

Valsugana Work in Progress Part 2. Pilastro dei Barbari - Richiodatura Tovaric




A breve una descrizione dettagliata...per ora beccatevi il filmatino.
Disponibile qui, http://vimeo.com/15893934.


mercoledì 13 ottobre 2010

Arco, Colodri - Guru Bassi










Oggi con il prode Gianluca Bellin, sono tornato in quel di Arco per una bella via incazzata. La scelta cade sulla temibile Guru Bassi del Rolandone nazionale, a sinistra della Segantini che abbiamo percorso due giorni fa. Pronti via, alle nove siamo in zona Prabi. Decidiamo saggiamente di evitare il primo tiro petardo di 8a, partendo dall'insaponatissima rampa della Sganzini. Che dire: una viona seria adatta a gente navigata, dove predomina un'arrampicata tecnica di dita e piedi su muri verticali, con un solo passaggio boulderoso in corrispondenza del tetto del terzo tiro. Spittatura talvolta distante che non permette errori in alcuni punti e cucina per bene la mente. Il tiro di 7c è molto duro e chiodato un po' obbligatorio, difficile da azzerare completamente. I tiri di 6c come quello di 7a sono belli e lasciano respirare, ma non sono banali soprattutto per le protezioni più distanziate (occhio in particolare al secondo tiro, chiodatura un po' pericolosa nei primi fix). L'ultimo tiro di 7b+, è una cannonata da 50 metri con 13 rinvii dentro: psicologico, ma non difficile, forse un po' sovragradato. Ottima performance del Gian Bellin, che ha restato solamente nel tiro di 7c, per il resto tutta on-sight. Un grazie anche per essersela tirata tutta: oggi ho fatto proprio il cliente! :)
Una via del Colodri dove l'unto, decisamente, non c'è! Poche anche le tracce di magnesio ad indicare le sequenze di movimenti esatte. Consigliata (per i più preparati).


Relazione:

Accesso: dal boschetto di Prabi, puntando alla parete del Colodri, in 10 minuti all'attacco partendo dal parcheggio del campeggio di Arco. Se si vuole evitare il primo tiro, come abbiamo fatto noi, si può fare il primo tiro della Sommadossi, oppure salire per la rampa della Sganzini e Katia. Guardate bene la foto della guida Filippi e non sbaglierete. I fix della via sono placchette Kong da 10. Le soste sono su piastrine artigianali rosse.

Materiale: La via è protetta ottimamente a fix da 10 sia alle soste che lungo i tiri. Soste attrezzate per la calata. 13 rinvii bastano e avanzano. La chiodatura in alcuni punti è molto lunga (da considerarsi S3 piuttosto che S2), ed in certi tratti se si vola, ci si può fare discretamente male.

Difficoltà (da L2 in poi): 6b+, 6c, 7a, 7a+, 7c. Obbligatorio (7a+)

L1 (da noi evitata): muro verticale a destra della Sommadossi (8a).

L2 dal terrazzino di sosta, obliquare per due metri a destra, in corrispondenza di un chiodo in fessura in comune con la Sommadossi e Katia, risalire verticalmente per un'esile fessura cieca. Con passi delicati, risalire verticalmente il muro bianco lavorato a tacche e concrezioni (6c). Chiodatura molto lunga. Il tiro segue obliquando verso sinistra, per lama a gocce bianca con un po' di lichene in uscita verso la sosta (run out). 30 metri, 6 fix

L3 si risale il muro rosso con relativa facilità (6b+) fino al primo fix. Ci si porta al di sotto del marcato tetto soprastante. Con bloccaggio viulento si supera il tetto facendo leva col piede sinistro sul margine del bordo, tenendosi più o meno sulla linea del fix (7a). Oltre il tetto, verticalmente per placca tecnica con una sezione più impegnativa verso il finale su verticalini da spallare con la destra e discrete tacche per la mano sinistra (7a). Oltre la sezione impegnativa, traversare a sinistra e risalire una lama faticosa (6c) fino in sosta.

L4 tiro muy hard. Dalla sosta, traversare a sinistra su placca grigia povera di appigli e un po' sporca di lichene, ma con discreti appoggi e qualche spalmo. I primi due fix sono relativamente umani poi...auguri! Inizia uno spigolo dove si deve saper spalmare molto i piedi (7c). Io qui mi sono appeso a molti rinvii pur da secondo. Passaggi obbligatori tra i fix. Verso il finale il tiro smolla un po', per entrare in un boschetto, occhio ai sassi.

L5 dalla sosta, salire per vago diedrino a sinistra e rientrare dopo pochi metri a destra. Inizia uno spigoletto di roccia bianca, facile all'inizio (6b+), con un passaggio da capire per rinviare un fix (6c) - state all'occhio, e soprattutto, non sottovalutatelo. Poi per placca a sinistra, bianca su goccette belle. Sosta su due fix, placchette artigianali rosse

L6 verticalmente per muro strapiombante di roccia cotta all'apparenza insicura, ma molto ben salda (6b). Arrampicata un po' impressionante, ma in compenso i fix sono messi bene in questo punto. In uscita c'è un boulder non banale, con uscita a sinistra per fessura. Occhio che l'ultimo fix l'avete in basso a destra, una volta doppiato lo spigoletto in uscita, c'è il boulder, e se volate la corda non fa un bello sfregamento. Sosta da attrezzare su albero

L7 tiro corto. trasferimento nel bosco. Dalla sosta andare 10 metri a destra fino alla sosta con un fix solo.

L8 Tiro cannonata! La guida lo dà 7b+, ma forse è un po' sovragradato - soprattutto se paragonato al quarto tiro. Ad ogni modo, sono 50 metri di puro godimento. Grande il Bellin che se l'è sparato a vista. Da secondo, sono stato contento di averlo fatto in libera, nonostante un resting sotto il tettino...argghhh!
Si parte con una placca a gocce bellissima (primo fix con cordino per facilitare il moschettonaggio, poi dal primo al secondo, andare a sinistra per rientrare poi a destra). 6c, chiodatura molto lunga all'inizio. Poi verticalmente per placca grigia stupenda fino a dove inizia un muro giallo verticalissimo. Inizia qui un'arrampicata molto bella su concrezioni, spallatoni verticali e qualche canna (7a+). Difficile da leggere per la totale assenza di tracce di magnesio. Il tiro porta ad un tettino che si supera stando a destra (7a). Poi più facilmente per placca grigia a gocce. Nel finale stare molto a sinistra e risalire facilmente (6a+) la placca anche se con protezioni molto distanziate. Sosta su albero, 50 metri 13 fix...fate voi.

Uscita per corridoietto a destra con passo del gatto.

Discesa: per la ferrata del Colodri



lunedì 11 ottobre 2010

Arco, Colodri - Giovanni Segantini

Io impegnato sullo Specchio delle mie Brame
Cheeeeeseeeeee!
Io sul L2
Davide segue a ruota sullo Specchio
Bellin che si pappa lo Specchio delle mie Brame
Bellin su L3, una tra le più belle e tachenti
Dalla sosta del secondo tiro, 6c
Bellin apre le danze su L1, diedrino fetido
Tappa ad Arco oggi, per una giornata di sole eccezzzziunale e temperature autunnali. Due cordate tra Davide, Marino, Gian Bellin ed io. La via incriminata la sceglie Davide, si opta per la recente quanto ormai decantata Segantini al Colodri. In internet molti pareri discordanti: chiodatura lunga, chiodatura giusta, gradi compressi, per farla occorre il 7b a vista...ma tutti concordanti sulla bellezza della via.

In effetti, la via non delude le aspettative: inizio di gran classe con cinque tiri uno più bello dell'altro, difficoltà sostenute e continue. Roccia super. Cannonata! Chiodatura eccellente, che non banalizza la via e lascia arrampicare come si deve. A seguire, due tiri più semplici, ma non banali, dove il 5c è più fetente del 6a.
La variante "Specchio delle mie brame" è un tiro molto elegante ed estetico, su roccia di cismoniana memoria. Molto tecnico, ma per chi sa arrampicare su placca non difficile. Chiodatura S2/3 in questo tratto.
Occhio anche all'ultimo tiro che i 5c in questa via sono i tiri più fetenti.
A conti fatti, via meritevole su roccia ottima e chiodata come si deve! Andate a farla.
Da menzionare l'epica prestazione del Gian Bellin, sempre in gran spolvero e l'unico che è riuscito a fare la via tutta in libera e a vista, eccetto che per quel piedino incriminato sul tiro di 5c! sigh...l'ho già detto, il 5c in questa via è un grado FETENTE.


Relazione:

Accesso: parcheggiate fuori dal campeggio di Arco. Dirigetevi sotto la parete del Colodri ed inoltratevi nel boschetto di Prabi. Tagliate a destra, faccia alla parete, fino ad incontrare gli attacchi delle vie (Katia, Renata, Sommadossi, ...). L'attacco è più o meno dieci metri alla destra della rampa fessurata d'attacco della Sommadossi. Pesce inciso con la punta del trapano. Fix visibili. 10 minuti dall'auto

Difficoltà: 5c (poco), 6a, 6b+, 6c e 6c+. Obbligatorio 6c

Materiale: 15 rinvii bastano e avanzano. Fettucce per collegare le soste, tutte costituite da due fix con anello di calata. La via è chiodata ottimamente a fix da 10, alcune volte distanziati. Stile Cismon. Nella prima parte, i rinviaggi in alcuni punti sono messi un po' scomodi, più adatti ai lunghi che ai corti. Comunque tutto ok.
Per i volenterosi: portatevi dietro una chiave da 17 e fissate un po' di fix che girano sui tiri iniziali.
Corda singola da preferirsi alle mezze, vista la sportività della via.

Relazione:

L1 Tiro chiave molto utile a testare il livello di preparazione per la via. Se fate bene questo la via vi lascerà passare. Si sale la placca grigia in corrispondenza del pesce inciso, con arrampicata di equilibrio su svasini (6b) si superano i primi tre fix. Ignorare la sosta a destra. Si arriva ad un piccolo pulpito, sopra al quale si staglia un muro verticale rosso. Si risale con arrampicata tecnica su piccole tacche e qualche buco fino ad un diedrino fessurato da cui, con difficoltà, si rinvia il fix a destra (6c, buon run out). Da questo, non salire, ma obliquare stando bassi verso destra per sequenza di buchi e tacche (6c+). Si prende poi una lama obliqua a destra che porta fino in sosta. 35 metri. Tiro che potrebbe essere un buon 7a altrove.

L2 Dalla sosta, verticalmente per poi traversare a sinistra su piccole tacche e buchi verticali. Con andamento più o meno verticale si risale con arrampicata tecnica e di resistenza (6c). Nell'ultima parte la lunghezza butta un po' in fuori e si fa più atletica, con qualche allungo da tacche a buchi abbastanza buoni, ma non aspettatevi zanche (6c). Uscita a sinistra, su comodo terrazzone in sosta. 30 metri

L3 Tiro super e di continuità. Se volete passare in libera, riposatevi bene prima della sezione finale. Dalla sosta si risale la placca gialla lavorata a corallini (6b) con arrampicata di equilibrio ma non difficile. Si oltrepassa una vecchia sosta con chiodi e cordino bianco, e si obliqua leggermente a destra (6b+). Ultima sezione impegnativa con uscita su bombé (6c) con bel run out che fa selezione. Ignorare le smagnesate a destra, state leggermente a sinistra. C'è na tacca per la sinistra, verticalino per la destra, altra tacca obliqua da tenere con la sinistra e poi lancione dinamico sul bordo del terrazzino, prima della sosta. 35 metri

L4 Si risale, non con poca difficoltà dalla sosta (6b+). Con più facilità su buoni buchi, fino al tettino che si supera con facilità anche se si è corti (non serve essere lunghi come Trota). Bene ammanigliato, però tastate bene le prese che non vi resti in mano qualcosa (6b). Occhio ai blocchi instabili all'uscita del tettino. Nell'ultima parte del tiro, muretto bianco tecnico e non banale (6b+) fino in sosta. 30 metri

L5 Forse assieme allo "Specchio delle mie brame" il tiro più bella della via. Si supera lo strapiombetto bianco non banale al di sopra della sosta (6b+) e si obliqua verso sinistra. Poi verticalmente per placca magnifica verticale solcata da una fessura buona, ma a volte sbilanciante e sfuggente. C'è un rinviaggio scomodo e un po' lungo. Per il resto il tiro è chiodato bene e vicino. Tiro di gran continuità (6c dall'inizio alla fine della fessura), quando trovate riposi, fateli, che altrimenti vi frega. Sosta a destra, su placca molto appoggiata. 38 metri

L6 Dalla sosta alzarsi, su roccia un po' dubbia (occhio). Arrivate all'inizio dello spigoletto, occhio che c'è un sasso gigante che se cade colpisce sicuramente chi fa sicura. Noi non lo abbiamo disgaggiato, ma sarebbe il caso di farlo, vista la precarietà. Si risale lo spigolo stando a sinistra, per rampette bianche lavorate a gocce fino in sosta (6a). 30 metri

L7 Uno dei 5c più duri della mia vita! Dal primo fix sopra la sosta spostarsi un po' a destra a beccare un buco un po' lichenoso per la mano destra. Dal primo al secondo fix c'è un bel passaggio stronzo in aderenza (io darei anche 6b). Poi con più facilità, per diedrino verticale ben appigliato fino alla sosta (qui sì che c'è 5c). 30 metri

L8 Specchio delle mie brame. Merita il viaggio solo questo tiro. Dato di VII/S3 nella guida Filippi. Ora rivalutato a 6c...mah! Comunque gran tiro di placca anni ottanta con chiodatura non da conigli. Gocce ed arrampicata stile Cismon. Si risale la placca con passi di equilibrio. C'è un primo passaggio stronzo in corrispondenza di una buona fessura per le mani, dove occorre alzarsi e metterci i piedi. Il secondo ostacolo lo si trova 5 metri più su, dove un fix a sinistra fa un po' di confusione (in realtà è d'uscita alla Renata). Dal penultimo fix del tiro, occorre stare bassi e traversare un metro e mezzo a destra a prendere la sequenza smagnesata, un po' fuori dalla linea dei fix. Mangiato l'on-sight per un pelo di mona...argghhh! Con facilità poi fino in sosta, 25 metri

L9 tiro molto bello, con sequenza centrale più impegnativa su roccia un attimo da valutare (darei un 6a). Parte finale più semplice e su roccia stupenda, 5c. 30 metri

Discesa: per la ferrata del Colodri. Eventualmente in doppia, visto che è attrezzata, ma non avendola fatta non ve la so consigliare. Consiglio: partite leggeri non portandovi molta roba e scendete a piedi, che è meglio.





giovedì 7 ottobre 2010

Parete di Cismon - Mi, ti e Toni






Oggi con Davide in pausa pranzo direzionati in Valsugana. Lui è senza il compianto furgone, io senza la mia compianta patente...ahhh!

Condizioni fisiche da malarico infetto, l'influenza dei giorni scorsi si fa ancora sentire. Massì, ndemo a Cismon.

Mi ti e Toni non ha bisogno di presentazioni, la VIA di Cismon. Arrampicata elegante e tecnica su placche a gocce fantastiche. Offre delle lunghezze tra le più belle della Valsugana, e non solo.

Relazione - (relaziono solamente i primi quattro tiri, fatti oggi, dato che abbiamo dovuto interrompere al tiro del tetto visto che Davide doveva riaprire il negozio in orari decenti).

Difficoltà: 5c, 6a, 6b, 6b+, 6c, 7a il tetto. Obbligatorio 6b (robusto)

Materiale: la via è ottimamente attrezzata a fix da 10, occhio solo alla distanza, in certi punti lunga tra i fix. Soste predisposte per le doppie. Con corda da 70 ci si cala agevolmente. 10 rinvii sono sufficienti

Attacco: da dove si parcheggia la macchina sotto la parete, seguire indicazioni alla base di un boschetto sospeso (a destra, faccia alla parete). Risalire lo zoccolo, attrezzato con qualche corda vecchia, fino alla sosta con catena.

L1: dalla sosta risalire dritti fino ad una clessidra con cordoni, da questa obliquando un po' a sinistra fino ad un primo fix, con bella arrampicata su placca grigia (5c). Tornare leggermente a destra e poi dritti con un passaggio un più ostico in corrispondenza di una leggera bombatura (6a) fino alla sosta. 25 metri.

L2: tiro capolavoro! Placca fantastica a gocce e svasini, seguire i (rari) fix che portano prima a sinistra poi a destra, con arrampicata tecnica. 6b continuo, con un passaggio di 6b+. Tiro delicato e un po' psicologico. Molto bello. 30 metri.

L3: risalire la placchetta molto tecnica fino a prendere la lama soprastante la sosta (6b). Seguirla con arrampicata esterna stupenda, fare solo attenzione ad un sasso che balla al termine della lama. Oltre la lama non traversare subito a sinistra, ma innalzarsi ancora di mezzo metro con passo d'equilibrio (6c). Da questa posizione si riesce a rinviare il terzo fix. Una volta rinviatolo, traversare a sinistra di due metri ed affrontare lo strapiombo bene ammanigliato fino ad un uscita con bloccaggio per prendere delle gocce (6b+). Da qui, per rampa obliqua verso destra con più facilità. Run out sul finale. Sosta alla fine della rampa, un metro a sinistra. 25 metri

L4: altro tiro splendido. Dalla sosta, traversare due metri a sinistra e risalire il muro giallo povero di appigli (6b/c). Al termine con più facilità verso un diedro svaso verso sinistra, poi per placca a gocce stupenda e d'equilibrio fino in sosta (6b+). 25 metri

Ci sarebbe ora il tiro del tetto e l'ultimo che sbuca sulle reti soprastanti. Sarà per n'altra volta!

Discesa: in doppia lungo la via, possibile con corda da 70.


lunedì 4 ottobre 2010