Mitica via nel cuore di Arco. Capolavoro di intuito e fiuto per un'arrampicata mai estrema, ma comunque sempre impegnativa. Roccia incredibilmente lavorata (gocce) da L3 in poi.
Qui di seguito una breve relazione:
L1 Diedro con edera ben visibile. Attenzione, partenza subito fetente. Primi 5 metri del diedro non facili, anche se dati sulla carta VI+. Usare molto bene i piedi. Primo spit non alto. Si continua poi con più facilità fino al secondo spit. Passaggio psicologicamente chiave di questo tiro è un 5 metri sopra il secondo spit, dove manca una piastrina (sarebbe stato il terzo spit) ed occorre proteggersi con un friend medio piccolo in fessura. Passaggio non banale.
Poi con più facilità si arriva fino alla fine del diedro, dove quest'ultimo muore in una strozzatura. Da qui si traversa leggermente a dx sotto la strozzatura con magnifica arrampicata elegante (ben protetta) per vincere la strozzatura nel suo punto più debole (6a+) fino alla sosta. sui 30 mt (4 spit e qualche chiodo + 1 friend medio piccolo)
L2 Dalla sosta ci si alza per facili gradoni verticali (cordone bianco su clessidra, stopper incastrato) fino ad un diedrino chiuso in alto e molto liscio su entrambi i lati. Il superamento del diedrino in libera è ostico, potrà fregarvi. Impossibile essere eleganta: azzerabile il passo chiave del diedro con cordone su chiodo ben saldo. Si continua poi per placca più semplice fino ad un traversino a dx molto bello, che rimonta su una pancia in cui sopra si trova la seconda sosta (IV+, 6b+ (?) passaggio nel diedro, poi VI fino in sosta).
L3 Tiro in placca stratosferica per climbers con level elevato se si punta all'onsight. Dalla sosta ci si sposta leggermente a sx per rimontare su placca grigia (passo durissimo! le prese smagnesate si vedono, ma sono molto piccole. Fatto sta che noi abbiamo munto un pochino. Difficoltà data di 6c.
Dopo i primi metri mostruosi della placca, quest'ultima diviene più arrampicabile, offrendo una sequenza di movimenti eleganti e di equilibrio su roccia grigia a gocce. Ciliegina sulla torta, ultimo obliquo a dx per arrivare in sosta che par facile ma che facile non è. Bello giocarsi la libera qui, protezioni ok.
L4 Altro magnifico tiro su roccia giallo/grigia lavorata. Dalla sosta in traverso a sx, fino ad un cordone bianco alla base di una pancia. Il cordone inganna, basta crederci (come ci ha creduto Beppe) e si passa in libera con piccoli bloccaggi e sequenza un po' continua su piccole prese. (6b) Tiro corto eventualmente unibile a L5
L5 Tiro tutto in traverso a dx: il tiro "meno bello". Si traversa dalla sosta a dx su lame che non infondono molta sicurezza, cmq il peso lo si scarica ampiamente su buoni appoggi. Tirare con cura e delicatezza le lame. (tiro protetto da due chiodi). Attenzione alla fine del traverso, per rimontare sulla pancia sopra la quale vi è la sosta. Passaggio atletico non molto protetto. (6a)
L6 Tiro da Cinque Stelle Michelin. Si rimonta il diedrino grigio che sovrasta la sosta. Primi 10/15 metri protetti solo a chiodi normali. L'arrampicata elegantissima e la roccia salda, infondono coraggio. Passo duro e non banale dall'ultimo chiodo del diedro in uscita sulla faccia dx, per poi ritornare a sx per rinviare il primo spit del tiro (concentrazione e decisione). Si tengono delle gocce e se si usano bene i piedi è meglio. Superato il diedro vi è una placca gialla stratosferica che si può fare tutta in libera. Prestare molto occhio a mono-biditi in uscita verso la fine del tiro. Vi è una sequenza! (6b, da fare con pelo nel diedro e con astuzia tecnica nella placca). Sosta decisamente arieggiata
L7 Dalla sosta ci si alza un 2 metri fino al primo chiodo arrugginito ma ben saldo. Dopodiché con passaggio delicato in leggero traverso a sx, si va ad "abbracciare" una specie di lamone da prendere rovescio con la mano sx. Una volta lavoratoselo, ci si alza di un metro fino a raggiungere il primo spit. (Passaggio non banale, non oso immaginare quando si toglierà, se si toglierà - speriamo di no -, il primo chiodo).
Dopodiché sequenza di movimenti elegantissimi con sviluppo più o meno verticale (6c, meno difficile della placca di L3). N.B. Ad un certo punto della placca, dove non si trova più nulla, stare un po' a dx, dove vi è un buon lamone per le mani.
Si supera dunque la prima insidiosa fase in placca, per la fase due del tiro...ovvero, il tetto.
Che poi tetto non è, se non un ben accentuato strapiombetto. Qui i forti di braccia si tengono, perché c'è davvero buona roba per le mani (resta comunque un 7a, quindi molto fisico seppur ammanigliato). Il passo è ampiamente azzerabile. Provvidenziale presa per la mano dx in uscita dallo strapiombo sulla placca a dx (SCAVATA!!!)
Sosta scomoda, ma credo volutamente, per lasciare al primo l'onere di fare il fotoservizio al secondo mentre risale lo strapiombo.
L8 Tiro in traverso a sx, in uscita dalla nicchiona sopra il tetto. Facile, il traverso. Dopodiché vi è un 8/10 metri di roccia verticale, definita nella rel. Filippi diedro bianco, ma che diedro non è. E' un muro bianco con roccia spettacolare lavorata a mo' di formaggio groviera! Protetto abbastanza bene da 2 spit. Uscita dalla GROVIERA non semplice e un po' boulderosa su svasi.
L9 Con un tiro in soluzione unica da 60 metri si svetta fuori dalla via. Dalla sosta, si traversa a sx per placca appoggiata, poi verticalmente in corrispondenza di un chiodo si arrampica in placche verticali, che seppur un po' disturbate dalla presenza di vegetazione, offrono una roccia stupenda. Qualche chiodo, qualche spit, possibili clessidrine da passare. Tiro anche questo molto bello, difficoltà di (V - V+)
Che dire, una via entusiasmante che va fatta assolutamente.
Un grazie particolare a Beppe (in gran spolvero, che se l'è tirata tutta!) e Checco per la spremuta di mano su L8. :) Alla prossima
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