giovedì 30 settembre 2010

Parete di Cismon - Eliseo






Oggi con Silvio mattinata a Cismon. Ci troviamo ai Trenti e carichiamo tutto sulla sua macchina. Temperatura buona, freschetto all'ombra. Facciamo una via che non avevo mai fatto, Eliseo. Silvio l'ha fatta tanti anni fa e se la ricorda bella. Anche Davide, condivide. E condivido pure io. Bella via, molto varia, che offre una serie di stili di arrampicata mai monotona (dal diedro, alla fessura, al traverso tecnico per passare alla placca e allo strapiombetto finale).
Aperta da Claudio Moretto, direi che è proprio una chicca: ma d'altronde quale via non è bella a Cismon?

Per una serie di incomprensioni, finita la via, non ci troveremo con Davide a Costa come preventivato il giorno prima per fare n'altro po' di tiri, anche se il tempo ci sarebbe stato...!

In complesso una via bella, non difficile ma non per questo mai banale, protetta bene a fix e qualche chiodo. Consigliata.

Relazione:

Attacco: lasciata la macchina sotto la parete, dirigersi a piedi a sinistra, faccia alla parete. Oltre l'attacco del Diedro dei Garofani, c'è un boschetto. Qui c'è un sasso con la scritta "Eliseo" ed una freccia. I bolli arancioni shock, vi condurranno, dopo un breve zoccoletto, all'attacco vero e proprio posto in corrispondenza di un evidente diedro. 1 minuto e mezzo da dove si lascia la macchina

Sviluppo: 7 tiri corti. 150 metri

Difficoltà: 5c, 6a, 6a+, alcuni passaggi di 6b. Obbligatorio 6a.

Materiale: sono sufficienti 9 rinvii e qualche cordino per allungare qualche protezione ed eventualmente passare qualche piantina. La via è attrezzata bene a fix da 10 (o addirittura da 12) e piastrine artigianali, più qualche sporadico chiodo nel primo, secondo e ultimo tiro. Soste attrezzate con due fix di cui uno con anello, eccetto la sosta del primo tiro, che è su un solo fix con anello, la sosta di partenza dell'ultimo tiro che è su un solo fix ed una clessidra con cordone, e la sosta di uscita della via che si attrezza su alberi. Una corda da 60 è più che sufficiente, se si scende a piedi.


L1: si risale il diedro dapprima stando sulla placca a sinistra con bella arrampicata tecnica (5c). In corrispondenza di un passaggio più ostico (6a) stare all'interno della fessura del diedro e con arrampicata ad incastro risalire uscendone a destra per pilastrino (due chiodi), fino alla sosta su un grosso fix con anello. 25 metri

L2: si risale verticalmente la bellissima fessura che solca la parete di roccia gialla (5c e 6a). Dall'ultimo fix, alzarsi ancora un metro fino ad incontrare un vecchio chiodo e da questo traversare su buone prese 1 metro a sinistra in sosta appesa. 25 metri

L3: tiro del traverso. Dalla sosta traversare a orizzontalmente a sinistra con arrampicata tecnica ed esposta. Dal primo al secondo fix conviene stare bassi e non alti (6a). Poi ci si alza di un metro fino a portare i piedi sull'esile ballatoio e si continua in traverso tecnico verso sinistra, ora un po' più semplice (5c) fino in sosta. 20 metri

L4: dalla sosta, risalire per placca grigio scuro lavorata a gocce, molto bello (6a). Dall'ultimo fix si traversa a sinistra per cinque metri su facile ballatoio fino in sosta. 20 metri

L5: si prosegue in verticale per placca fino ad un piccolo strapiombo che si supera con passaggio atletico (6b), poi per placca leggermente obliquando a sinistra (5c). 25 metri

L6: si risale verticalmente un metro dalla sosta e si comincia ad obliquare a destra fino al primo fix. Con arrampicata in leggero strapiombo su bei buchi si continua verso destra (6a+) fino ad una fettuccia nera su pianta. Da questa si risale verticalmente la bella placca (6a, con un passaggio di 6b) con arrampicata mai banale. In questo tratto i fix sono leggermente più distanziati rispetto al resto della via. Dall'ultimo fix, si obliqua lungamente a sinistra fino alla comoda sosta su giardinetto pensile. 30 metri

L7: non lasciatevi ingannare dalla boscaglia, oltre la sosta si nasconde un altro bel tiretto. Si sale verticalmente per un muretto un po' vegetato (III) poi per bei muretti di calcare bianco lavorato a clessidre e bustone facilmente fino alla base di una placca grigia. Si risale la placca fino ad un chiodo, da questo con un buon bloccaggio si raggiunge un buco con la mano destra e si prosegue verticalmente fino all'ultimo strapiombetto superabile anche questo con un piccolo bloccaggio (6a, con 1 passaggio di 6b). 25 metri

Discesa: se si fa l'ultimo tiro, conviene scendere a piedi per il comodo sentiero che in dieci minuti riporta alla base della parete. Altrimenti in doppia non ve lo so dire, sicuramente si scende, ma sono necessarie mezze corde per saltare qualche sosta, visti i numerosi traversi della via.

giovedì 23 settembre 2010

Lavori a Lumignano





Stamattina assieme a Beppe, ci siamo trovati per fare due tiretti a Lumignano...con l'occasione abbiamo sistemato anche qualche fix che ormai era da pensionamento. Con due trapani il lavoro si fa più in fretta, Beppe col suo, io col mio.
Vediamo se ricordo:
-cambiati i primi due fix di "Stacca sta pomba, 7b", completamente arrugginiti tasselli e piastrine. Ho cambiato tutto, messo su due tasselli inox. Il primo fix, leggermente abbassato

-cambiati i primi 5 fix di "Buchi bagnati, 7a". I primi due fix sostituiti da un inox posto a metà via, che protegge meglio il passaggio e fa più pulizia. I restanti 3 fix erano ancora spit da 10, sostituiti con 3 Inox.

-cambiata la prima piastrina di "Wet, 7b", il tassello andava bene, anche se messo un po' da culo, sinceramente.

-sostituiti tre fix più tasselli inox a "Carcasse fumanti, 7a", uno nel boulder di partenza, messo 10 cm più basso, e due nella parte alta. Cambiata anche qualche piastrina lungo il tiro, lasciando i tasselli, che erano più che buoni.

Decisamente meglio ora...

martedì 21 settembre 2010

Sass Maor - Tentativo Via Solleder/o Bruno Crepaz?!





Giornata epica ieri, con tutto quello che ci è capitato, del tipo: una serie di sfortunati eventi.
La mattina inizia già di buon umore quando Silvio si dimentica le scarpe da avvicinamento nella macchina lasciata a Bassano. Poi io dimentico l'imbrago nel furgone di Davide quando eravamo lungo la forestale che porta al sentiero del cacciatore. Poi Silvio non si sente molto bene lungo il sentiero e decide che per oggi non arrampica. Dalla Scalet Biasin che eravamo partiti per fare, ripieghiamo sulla più semplice e veloce Solleder, vista ormai l'ora e mezza di ritardo sulla tabella di marcia, ma con una relazione del Dinoia dettagliata quanto un foglio bianco ci perdiamo nel mare di strapiombi e placche gialle per finire lungo una via che non ho ancora capito quale possa essere. Forse la Bruno Crepaz di Maffei, ad ogni modo una via dura in mezzo ai gialli, molto più a sinistra della Solleder.

Alla fine della banca orba, i primi tre tiri credo siano giusti. Poi anziché fare il traverso verso destra partendo dalla sosta su terrazzino esposto (riportato da alcune relazioni trovate in internet, ma non di certo riportato su quella che avevamo noi del Dinoia), noi siamo saliti verticalmente per placca gialla leggermente strapiombante trovando tre chiodi lungo il tiro, di cui due con fettuccia bianca. Difficoltà...mmmhh, mooolto duro, come minimo VI+ su roccia che definire "ottima" è davvero un complimento.
Sostato appesi su tre chiodi, di cui nessuno veramente buono, aggiungendo un cliff per non caricare troppo la sosta. In questa sosta trovato un moschettone a ghiera nuovissimo (non siamo stati gli unici a cappellare evidentemente!).
Da questa sosta, abbiamo traversato 3 metri a sinistra trovando un chiodo (qui ho realizzato che Solleder non poteva essere passato nel 1926, per quanto forte che fosse), poi leggermente in obliquo verso sinistra su placca strapiombante un po' friabile ad un altro chiodo, poi uno spuntone con fettuccia e moschettone (altra calata), fin qua difficoltà di VI+ poi dalla fettuccia con moschettone (tolto da noi), si traversa a sinistra con un passaggio molto delicato su roccia da guardare e non toccare (VII) fino ad incontrare un nut incastrato (c'era pure un nut verde nuovo, penzolante). Dal nut di nuovo verticalmente per sistema di lame pericolanti da trazionare con delicatezza (VI+) fino ad una sosta alla base di un diedro fessurato coperto da un tetto: tiro duro e pericoloso. All'ennesima sosta trovata con moschettone, decidiamo di calarci pure noi. Ci caliamo su una sosta leggermente più a sinistra ed in basso, faccia alla parete, della nostra. Da qui Davide riparte per un ultimo tentativo, ma ormai è palese che siamo completamente fuori dalla via, e soprattutto su una via di cui non abbiamo relazione e non sappiamo cosa possa riservarci, siamo più o meno sotto agli strapiombi centrali a destra del Castello di Onix. Ci sono dei cordini penzolanti lungo gli strapiombi gialli. Ormai amareggiati, facciamo la scelta più saggia che si poteva fare, buttiamo giù le doppie e ci caliamo.
Chissà su che via eravamo, ad ogni modo un grazie a Davide per avermi portato su questa montagna stupenda e per essersi fatto i due tiri micidiali della variante a sangue freddo, cosa che io non so se sarei riuscito a fare. Una garanzia.
Altra chicca della giornata, la discesa per la forestale al termine del Sentiero del Cacciatore in mountain bike.
Ed il Sass Maor, ci aspetterà di nuovo.

giovedì 16 settembre 2010

Arco, Parete di Limarò - Via Contatto Radicale






L'altro giorno mi chiama Beppe per andare a fare qualcosa in montagna, ma visto il meteo un po' incerto ed il fatto che devo rientrare per il lavoro serale presto, optiamo per qualcosa di comodo e relativamente veloce. Sguardo alle temperature, non eccessive: Arco può andar bene.
Beppe mi propone una nuova via di Tony Zanetti e Mario Brighente aperta quest'anno e sembra non ancora ripetuta a destra del diedro Maestri. La parete è in ombra per gran parte della mattinata, sembra una buona idea.

Veniamo alla via: dopo i primi tiri iniziali che mi hanno lasciato un po' perplesso (mi immaginavo difficoltà come descritte nella relazione, ed invece si incontrano brevi sezioni arrampicabili e per il resto si tirano chiodi, a meno che uno non abbia l'8a a vista). La parte iniziale si svolge su placche spesso e volentieri ricoperte da una sottile patina di lichene, che rende molto aleatorio il tentativo di libera dei vari tratti in artificiale.

Si arrampica veramente dal nono tiro in poi, una placca straordinaria che ricorda un po' Cismon a microgocce e svasini (valutabile 6c+ in libera?). Il traverso del decimo tiro è veramente una chicca, iperdelicato e tecnico, anche se solo 5c. Il tiro di 6c+ trovato sovragradato. Il tiro di 7b è bello e chiodato molto bene, occorre buona dose di pompa, ha una parte finale impegnativa in linea con il grado, la prima parte un po' più facile.

Nel complesso una via mista, artificiale e libera, poco attraente nei primi tiri (per le mie scarse capacità), ma che nella seconda parte si riscatta, regalando bei tiri con arrampicata tecnica ed elegante.
In definitiva direi una via senza infamia senza lode. Andateci la mattina presto, che sulle placche si usano molto i piedi ed è importante stare all'ombra.

Relazione:


Sviluppo: sui 370 metri. 14 tiri. Tempo impiegato da noi più o meno 6 ore, variabile a seconda di quanto una cordata voglia provare la libera.

Materiale: 15 rinvii e qualche cordino. Utile magari una staffa. La via è attrezzata ottimamente a fix del 10 sia alle soste che lungo i tiri (S1/2). Tutti i passaggi più impegnativi sono da A1, ovvero piede nella fettuccia, ci si alza e si raggiunge il fix successivo.

Difficoltà: nella prima parte della via vari tratti di artificiale intervallati da sezioni che vanno dal 6a al 6b+. Nella seconda parte ancora una placca dura da liberare, poi segue una seconda placca riuscitami in libera da secondo valutabile circa 6c+. Poi difficoltà nell'ordine del 5c, 6a, 6b, 6b+, 6c con un tiro di 7b. Obbligatorio direi un 6a+, vista l'abbondante chiodatura, ma se ci si vuole divertire un po' a provare la libera fare almeno il 7a potrebbe essere una buona idea.

Accesso: dal parcheggio alla centrale Enel di Sarche prendere verso Comano, al primo tornante superare il cancello della centrale, scendere e portarsi verso la parete attraversando il Sarca su delle grosse funi in acciaio (griglie di protezione), tipo "ponte tibetano". Nome alla base.

Relazione:

L1 si attacca la placca bianca in corrispondenza della targhetta con nome, ci si alza per fessura fino al primo fix (5c). Dal primo al secondo fix c'è subito un passaggio stronzo, in traverso a destra (si può eventualmente azzerare, oppure 6c, la difficoltà principale è data dalla scivolosità degli appoggi per i piedi). Poi più facilmente per placca verticale un po' rotta e sporca di vegetazione (5c). Attenzione nell'attraversamento verso destra dall'ultimo fix in sosta, placca sporca di lichene e toppe erbose cedevoli, potenziale pendolo doloroso. 35 metri

L2 Si sale la placca verticale dapprima con un ostico passaggio (6b+) poi più facilmente (6b) fino ad arrivare ad una sezione impegnativa difficilmente liberabile (A1). Sosta dopo 25 metri

L3 si traversa a destra per cengia erbosa (elementare), poi si sale un pilastrino (V+) fino alla successiva sosta. 30 metri

L4 Si parte dalla sosta su una fessura lama leggermente strapiombante (6a+). Si continua verticalmente per bella placca che diventa via via più impegnativa fino a presentare alcuni passi in A0 6b il resto. Sicuramente non 5b come dato dalla relazione. 25 metri

L5 Altra placca fetente che presenta passaggi di libera alternati a passaggi dove si fa artificiale, comincio ad essere demoralizzato giunto a questo tiro! 6a+ a spizzichi e bocconi e A1. 25 metri

L6 Per diedro con roccia un po' lichenosa e rotta con facilità (IV+). Lungo questo tiro si incontrano un fix e due chiodi. Il secondo chiodo si può saltare visto che l'uscita logica suggerirebbe di andare a destra per placche più solide (io l'ho saltato). Occhio usciti dal diedrino che c'è un uscita merdosa su terra che cede e rocce tenute attaccate con lo scotch. 25 metri

L7 Bel tiro, mi è riuscito quasi tutto in libera (da secondo), tranne gli ultimi due fix arggggh! Trattasi di placca verticale di movimento e anche di forza in alcuni bloccaggi nella parte alta. Si parte un po' scomodamente proprio sopra la sosta (6a+) poi più facilmente fino ad un crescendo di difficoltà. Secondo me fino a dove sono arrivato io in libera, poteva essere un 7a. Poi l'uscita è a sorpresa. 30 metri

L8 Siamo ora sotto i grandi strapiombi. Si risale la placca, inizialmente un po' psicologica (6a) (si può passare un cordino su arbusto tagliato). In leggero obliquo verso sinistra si procede poi per placca nera con alcuni passaggi di contorsionismo 6b. Poi inizia una sezione dura, che non mi pareva molto liberabile. Da primo, fatto un pezzo in A1. Ultimo fix l'ho saltato e ho traversato basso in obliquo verso destra fino in sosta, visto che mi sembrava liberabile (6b). Giunto a 25 centimetri dalla catena della sosta, sento che mi sta per scivolare il piede destro, non so come faccio, con un appoggio di ginocchio ed una bestemmia ad arco-riflesso arrivo in sosta senza volo, tiè! 27 metri

L9 placca fantastica nera lavorata a goccette microscopiche e corallini. Dalla sosta, traversare con facilità verso destra (5c) fino al primo fix. Da questo, ci si innalza difficilmente con un ristabilimento su goccette. Poi per placca fotonica di movimento. Alcuni passaggi occorre inventarseli (vista l'eleganza dei movimenti). Riuscita in libera da secondo, le darei un bel 6c+. 30 metri

L10 tiro del traverso verso destra. Una chicca! dalla sosta si traversa a destra facilmente lungo cengia, si rimonta il bel diedrino atletico (6b). Alla fine del diedro conviene rinviare anche il cordone blu su clessidra, anche se è molto vicina al precedente fix, per proteggere l'uscita al secondo. Da qui inizia un traverso fighissimo molto tecnico, con piedi su piccolo ballatoio e nulla per le mani, solo questione di equilibrio (5c). 30 metri

L11 Dalla sosta si rimonta verticalmente il piccolo strapiombetto. Si tiene un ottimo rovescio con la mano sinistra e si va a cercare per la mano destra una buona tacchetta (6b+ e non 6c+ come scritto sulla relazione). Se si prende l'arbusto con la mano destra, non vale! Poi il tiro continua bello e sostenuto per muro articolato (6c e non A0).

L12 Dalla sosta si rimonta il diedro atletico di roccia gialla. Prima parte abbastanza tranquilla sul 6c. Si incontra un kevlar blu e bianco su clessidra. Da questo kevlar in poi più o meno il tiro si incazza e diventa ancora più atletico (7b). Ci sarebbero due fix che messi un po' più a sinistra agevolerebbero non di poco la libera. Da primo, uscito con vari resting, amen! Si sosta a destra su cengione comodo

L13 tiro in traverso a destra. 35 metri, si cammina. Occhio ai blocchi instabili

L14 tiro d'uscita in diedro senza particolari difficoltà (IV+/V). Occhio all'uscita, delicatesse! 25 metri

Discesa: si taglia verso destra seguendo tracce a naso e bosco alquanto fitto fino ad incrociare il sentiero di discesa del Dain. Da questo, in 30 minuti si raggiunge Sarche.

lunedì 13 settembre 2010

Lastoni di Formin, Torrione Marcella - Via Nikibi






Dopo la via sul Ciampac, salutiamo Checco e andiamo a trovare un posto comodo dove buttar giù la tenda. Non sappiamo che fare l'indomani, abbiamo solamente mezza giornata a disposizione, poi Geco deve rientrare dalla morosa nel pomeriggio ed io devo essere al lavoro. I 17 tiri del Ciampac si fanno un po' sentire.. Non sappiamo se andare in falesia (Laste o Malga Ciapela) oppure una via corta in velocità e che sia soprattutto tranquilla.
Alla fine optiamo per la seconda soluzione, Lastoni di Formin! Avevo in macchina la relazione sia di Supertegolina che di Nikibi, andiamo su e decidiamo domattina.
Ci appostiamo a Passo Giau, e piazziamo la tendina tattica.
Ebbene, ci svegliamo la domenica mattina alle sei e mezza, coperti da uno strato di permafrost. Un freddo micidiale!
Ok, via tranquilla e soprattuto corta. Nikibi!
I primi tiri fatti con venti strati di pile addosso, poi finalmente ci siamo scaldati per bene sul tiro di 6b+. Alle undici e mezza fuori dalla via. E subito di corsa a casa.

Via bella, mai difficile, adatta alle mezze giornate. Senza pretese, ma con il suo perché, inserita in un ambiente bucolico e panoramico.

Accesso: Venendo da Cortina, per il Passo Giau, circa tre chilometri prima del passo parcheggiare a sinistra in prossimità di in pascolo (dopo cartello muraglia Giau). Comunque ben visibile il Torrione Marcella.

Attacco: In circa 45 minuti per traccia di sentiero all'interno di un magnifico boschetto pieno di torrentelli da attraversare. Poi per canalone con ometti fino alla base della parete. Nome scritto alla base.

Difficoltà: V e 6a prevalentemente, con un tiro di 6b+. Obbl. 6a, non 6b+ come riportato da Planetmountain.

Materiale: 13 rinvii. Via ottimamente attrezzata a fix del 10 sia alle soste che lungo i tiri, più un chiodo al primo tiro. Soste attrezzate per le calate.

Sviluppo: 270 metri. 9 tiri, di cui 2 corti.

Relazione:

L1 dalla scritta Nikibi risalire verticalmente per placca grigia fessurata (primo fix color grigio) V. Poi leggermente a destra, e quindi verticalmente per rocce più appoggiate, IV, fino ad un chiodo, poi da questo verticalmente per altri 5 metri fino in sosta. 40 metri

L2 si obliqua lungo facili gradoni verso sinistra, per poi rientrare a destra fino in sosta. 20 metri, elementare.

L3 dalla sosta verticalmente per placca, fino ad un leggero strapiombo ben ammanigliato sulla destra. (1 passaggio di 6a). Poi ancora per bella placca più facile fino in sosta alla base di uno strapiombetto V. 30 metri

L4 si rimonta lo strapiombetto con passaggio atletico stando un po' alla destra dove vi è una buona presa per rinviare il primo fix posto ad un metro dalla sosta (1 passaggio di 6a). Poi verticalmente per placca grigia fino in sosta V, 35 metri.

L5 dalla sosta obliquare a destra per placca tecnica con bei movimenti, V+. Poi verticalmente per pochi metri ancora fino ad una sosta su un fix solo alla base della parete rossa del tiro chiave. 25 metri

L6 Tiro chiave con chiodatura ravvicinata. Si rimonta la fessura a sx della parete, dopo il primo fix ci si alza un metro e si traversa a destra con passaggio di equilibrio, 6a. Comincia una sezione di continuità su pinzate oblique e buchetti su roccia rossa abbastanza ripulita. La sequenza è di facile lettura viste le abbondanti smagnesate, 6b+, trattasi comunque di un obliquo verso destra. Parte finale del tiro smolla un po', 6a. 30 metri, sosta su catena. Non fatevi ingannare da un fix più tassello ribattuto, la sosta è poco dopo.

L7 verticalmente per placca gialla e grigia, V+. Nel finale si entra in una nicchia gialla dalla roccia all'apparenza friabile ma solida invece. Qui, dopo l'ultimo fix prima della sosta, passare a destra e poi rientrare a sinistra (basta guardare le smagnesate), 1 pass. di 6a. 35 metri

L8 bel tiro su roccia a buchi inizialmente. Si obliqua verso destra, 1 pass.6a+ e poi verticalmente con più facilità, IV+ e V. Sosta sullo spigolo! 35 metri

L9 non ho capito bene dove andasse questo tiro, io sono salito per roccia un po' friabile dove mi pareva più logico (III e 1 pass. di IV), non ho trovato fix lungo il tiro. 20 metri, forse dalla sosta il tiro stava più a destra, boh!

Discesa: si può scendere in doppia, ma lo sconsiglio vivamente. La discesa infatti avviene per comodissimo sentiero che riporta alla base della via. Potete quindi lasciare la vostra roba all'attacco e tornarla a riprendere una volta ridiscesi a piedi.

Sass de Ciampac - Via del Cinquantenario GAM Bolzano






Sguardo al meteo, eccezionale. Prendo giornata di ferie strategica il sabato e pianifico il weekend dolomitico. L'idea era quella di andare a fare la Da Pozzo Ghedina sul Pomagagnon, ma per Geco è troppo lunga. Cambiamo destinazione dunque, in cerca di qualcosa di più corto, sfogliamo il sito del Cai di Bolzano e ne scegliamo una di 600 metri. Geco mi dice:"cazzo ma son sempre 600 m
etri!" ebbene sì, ma sempre più corta del Pomagagnon, fregato!
Checco nel frattempo si aggiunge per il sabato, quindi facciamo cordatona a tre. Ci aspetta ad Agordo alle otto di mattina. Alle dieci siamo più o meno sotto Passo Gardena, usciremo verso le cinque di pomeriggio dalla via.

Veniamo alla via: è un po' difficile darle una valutazione, visto che non si capisce molto bene che genere di via sia. E' attrezzata come una sportiva, ma la qualità della roccia e lo sviluppo le danno connotati alpinistici. In più le difficoltà sono un po' disomogenee, alterna tiri classici a tiri con brevi sezioni intense, talvolta su roccia friabile dove non vale molto la pena rischiare di volare per tirare la libera, a mio parere.
Purtroppo questo genere di vie, credo sia destinato a soffrire un po' di solitudine.
Direi, in finale, che è una via di discreto impegno, da non sottovalutare solo perché a fix, che può risultare una valida introduzione all'arrampicata su roccia friabile. Si salva solo perché inserita in un contesto panoramico splendido ed isolato, anche se a pochi passi dalla strada. Se vogliamo guardare bene i tiri belli che offre, sono ben pochi (tre o quattro).


Relazione - questa qui riportata è uguale alla precisa relazione fornita dagli apritori e consultabile qui: http://www.caibolzano.it/gam/via_del_cinquantenario.htm . Ho integrato con impressioni personali

Attacco: subito sotto Passo Gardena, lungo il sentiero che porta al Rif.Forcelles traversare fino a raggiungere i prati sotto la parete. Lungo un sentierino raggiungere la base della parete. Visibili le piastrine lungo una fessure diagonale che taglia la parete da sinistra verso destra. 45 minuti.


Sviluppo e tempo di salita: 600 metri, 17 tiri. Noi in 3 abbiamo impiegato circa 6 ore e mezza. Non siamo andati velocissimi però. Il tempo era bello, e ce la siamo presa comoda. Attaccato alle dieci e mezza ed usciti alle cinque di pomeriggio.

Materiale: la via è attrezzata ottimamente a fix del 10 sia lungo i tiri che alle soste. Nella parte alta il percorso non è obbligato e noi abbiamo fatto circa 80 metri di conserva su placche non chiodate (IV), unendo decimo ed undicesimo tiro. Probabilmente la via scorreva più a sinistra di dove siamo stati.
I friend non sono strettamente necessari, ma è utile averne un paio di piccoli giusto se non si è confidenti con la qualità della roccia. Usato un friend viola piccolo della BD al nono tiro (il primo dopo il traverso sulla grande cengia). Casco OBBLIGATORIO. 13 rinvii.

Difficoltà: IV, V, VI+, 1 tiro di 6a, alcune sezioni di 6b nella parte bassa della via e al nono tiro. Obbligatorio 6a.

L1 salire lungo la fessura diagonale verso dx fino ad una comoda cengia. Il tiro è un po’ friabile - 30 m. VI+ (1 pass. di 6b dal secondo al terzo fix). Sosta comoda su cengia con cacca di camoscio.

L2 Tiro molto contorto. Attriti notevoli se non si spaiano le corde o non si allungano le protezioni. Dalla sosta spostarsi verso destra su dei risalti erbosi fino a raggiungere la parete verticale (III+). Salirla per 4 metri e poi traversare lungamente verso sx su roccia gialla ripulita (VI). Salire ancora verticale e raggiungere la sosta su cengia verso dx. 25 m.

L3 traversare a dx e superare uno strapiombetto. Continuare verticalmente e poi spostarsi verso dx ad un bel diedro giallo fessurato all'apparenza poco invitante ma solido che conduce alla sosta sotto un tetto - 30 m. VI

L4 Bel tiro corto. Traversare a destra e poi risalire dritti per placca fino ad una cengia - 15 m. 6a (1 pass. di 6b o A0). Verso la fine del tiro uscire leggermente a destra, così facendo si salta l'ultimo fix, che è posto un po' fuori dalla logica del tiro.

L5 Uno dei tiri più belli della via. Traversare a sinistra salire per una placca molto bella di ottima roccia grigia, fino ad una sosta sotto uno strapiombo – 30 m. VI-.

L6 salire lo strapiombo a sx un po’ friabile all'apparenza (passaggio di 6b molto duro, ma azzerabile volendo). Continuare dritti e poi con un breve traverso verso sx raggiungere uno spigolo di bella roccia grigia che si segue fino ad una comoda cengia con albero secco (VI) e vista panoramica sulla valle- 30 m.

L7 salire verso dx. Primo fix visibile dalla sosta, aguzzate la vista. Il tiro poi prosegue verso sx e, superato uno strapiombetto (qui conviene salire leggermente a destra dove la roccia è più solida, si saltano uno o due fix) e si raggiunge una zona più facile. Senza seguire un percorso obbligato risalire dei canalini che conducono alla cresta. La sosta è leggermente verso sx. – 45 m. VI.

L8 qui comincia un lungo traverso di 60 metri verso sinistra. Dapprima in discesa su rocce facili (II) poi orizzontalmente su roccia chiara slavata con facilità (IV+) sfruttando i passaggi più comodi. Attenzione durante in traverso alle cordate che stanno risalendo le vie classiche sottostanti. In caso di presenza di altre cordate nella parte superiore della via pericolo di caduta sassi - 60 m. La sosta ha cordoni che collegano i due fix sotto un gruppo di pilastri strapiombandi gialli friabili, ignorate la sosta che incontrate prima su due fix non collegati.
L9 salire le fessure soprastanti e superare un tetto (qui sono stati trovati 2 chiodi e un cuneo!?). La parte alta del tiro è molto friabile - attenti a quello che tirate. Sosta alla base di un diedro - 35 m. VI+ con 1 passaggio di 6b. Utile un friend piccolo per proteggere un passaggio delicato.

L10 salire le placche a dx del diedro e alla fine di questo traversare su cengia per 4 m a sinistra. Qui salire più o meno dritti su placche fino alla sosta – 25 m. 4c.

L11 dalla sosta salire dritti per placche. Lungo il tiro tasselli e cordoni su clessidre. Sosta verso dx in un canalino. 55 m. 4c.
NOTA: oltre il primo fix di L10 non abbiamo trovato più nulla, evidentemente non abbiamo attraversato a sinistra di 4 metri, ma seguendo la logica abbiamo proseguito verticalmente lungo belle placche di IV per circa 80 metri. Così facendo abbiamo unito L10 e L11. Si può fare in conserva con un po' di attenzione.

L12 salire le placche verticali sopra la sosta, spostandosi leggermente verso sx. La sosta è sotto degli strapiombi gialli. - 40 m V.

L13 traversare facilmente verso dx su roccette facili e cengia fino alla sosta sotto una placca gialla 20 m. Elementare
L14 Altro bel tiro. Salire la placca gialla in leggero obliquo a sinistra e poi verticalmente fino a raggiungere la sosta su cengia alla base di un diedro - 35 m. 6a.

L15 risalire il diedro fessurato faticoso e alla fino traversare verso sx fino a raggiungere una nicchia nera – 25 m. VI+

L16 dalla sosta salire verso dx. Poi traversare verso sx e lungamente proseguire dritti fino ad una nicchia – 60 m V+

L17 uscire dalla nicchia a sx e risalire le pacche e le paretine fino all’uscita della via – 30 m. IV



Discesa: dall’ultima sosta, traversare verso destra aggirando l’ultimo sperone roccioso. Raggiungere il sentiero n. 2 che attraverso il passo di Crespina e il passo del Cir conduce in 1 ora a Passo Gardena.
Dimenticatevi qualsiasi possibilità di scendere in doppia.




mercoledì 1 settembre 2010

Falesia di Colmirano. L'arte del volo


Ieri, dopo un bel po' di astinenza da falesia, vado a Colmirano con Angelo ed un altro bel po' di gente (Kinobi, Max francese, el Cocco, Gunther...). Bella sessione produttiva se non fosse per un volo chilometrico cacciato sull'ultimo fix di Silviotta, 7b a cinque stelle, buon battesimo per il mio primo tentativo sulla via. Se non la conoscete non sottovalutatela, vi fregherà la parte psicologica dall'ultimo rinvio in catena!
Prima di Silviotta, due giri su Sambugaro Traditore, 7b+, ma mi rimane sempre da risolvere un passaggio che faccio una fatica della madonna a farlo. Portata su la corda in catena con un bel po' di resting.
Risultato, abrasione delle dita ai massimi livelli. Comunque giornata di gran divertimento.