martedì 21 settembre 2010

Sass Maor - Tentativo Via Solleder/o Bruno Crepaz?!





Giornata epica ieri, con tutto quello che ci è capitato, del tipo: una serie di sfortunati eventi.
La mattina inizia già di buon umore quando Silvio si dimentica le scarpe da avvicinamento nella macchina lasciata a Bassano. Poi io dimentico l'imbrago nel furgone di Davide quando eravamo lungo la forestale che porta al sentiero del cacciatore. Poi Silvio non si sente molto bene lungo il sentiero e decide che per oggi non arrampica. Dalla Scalet Biasin che eravamo partiti per fare, ripieghiamo sulla più semplice e veloce Solleder, vista ormai l'ora e mezza di ritardo sulla tabella di marcia, ma con una relazione del Dinoia dettagliata quanto un foglio bianco ci perdiamo nel mare di strapiombi e placche gialle per finire lungo una via che non ho ancora capito quale possa essere. Forse la Bruno Crepaz di Maffei, ad ogni modo una via dura in mezzo ai gialli, molto più a sinistra della Solleder.

Alla fine della banca orba, i primi tre tiri credo siano giusti. Poi anziché fare il traverso verso destra partendo dalla sosta su terrazzino esposto (riportato da alcune relazioni trovate in internet, ma non di certo riportato su quella che avevamo noi del Dinoia), noi siamo saliti verticalmente per placca gialla leggermente strapiombante trovando tre chiodi lungo il tiro, di cui due con fettuccia bianca. Difficoltà...mmmhh, mooolto duro, come minimo VI+ su roccia che definire "ottima" è davvero un complimento.
Sostato appesi su tre chiodi, di cui nessuno veramente buono, aggiungendo un cliff per non caricare troppo la sosta. In questa sosta trovato un moschettone a ghiera nuovissimo (non siamo stati gli unici a cappellare evidentemente!).
Da questa sosta, abbiamo traversato 3 metri a sinistra trovando un chiodo (qui ho realizzato che Solleder non poteva essere passato nel 1926, per quanto forte che fosse), poi leggermente in obliquo verso sinistra su placca strapiombante un po' friabile ad un altro chiodo, poi uno spuntone con fettuccia e moschettone (altra calata), fin qua difficoltà di VI+ poi dalla fettuccia con moschettone (tolto da noi), si traversa a sinistra con un passaggio molto delicato su roccia da guardare e non toccare (VII) fino ad incontrare un nut incastrato (c'era pure un nut verde nuovo, penzolante). Dal nut di nuovo verticalmente per sistema di lame pericolanti da trazionare con delicatezza (VI+) fino ad una sosta alla base di un diedro fessurato coperto da un tetto: tiro duro e pericoloso. All'ennesima sosta trovata con moschettone, decidiamo di calarci pure noi. Ci caliamo su una sosta leggermente più a sinistra ed in basso, faccia alla parete, della nostra. Da qui Davide riparte per un ultimo tentativo, ma ormai è palese che siamo completamente fuori dalla via, e soprattutto su una via di cui non abbiamo relazione e non sappiamo cosa possa riservarci, siamo più o meno sotto agli strapiombi centrali a destra del Castello di Onix. Ci sono dei cordini penzolanti lungo gli strapiombi gialli. Ormai amareggiati, facciamo la scelta più saggia che si poteva fare, buttiamo giù le doppie e ci caliamo.
Chissà su che via eravamo, ad ogni modo un grazie a Davide per avermi portato su questa montagna stupenda e per essersi fatto i due tiri micidiali della variante a sangue freddo, cosa che io non so se sarei riuscito a fare. Una garanzia.
Altra chicca della giornata, la discesa per la forestale al termine del Sentiero del Cacciatore in mountain bike.
Ed il Sass Maor, ci aspetterà di nuovo.

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