lunedì 26 luglio 2010

Scalet delle Masenade - Tempi Moderni






Ieri alle dieci di sera finché sto ancora lavorando in pizzeria mi telefona Davide chiedendomi se mi aggiungo per una via l'indomani comoda in Moiazza. Dico, perché no. In realtà mi ero ripromesso di fare un po' di tesi questa settimana, ma con una proposta così rimando volentieri gli impegni.
In più, dopo la fregatura di sabato, sono contento di andare sulla bella roccia degli Scalet.

Partenza un po' scoordinata, senza relazione precisa, o meglio, con la guida di Rabanser lasciata in macchina, abbiamo solo lo schizzo di San Tommaso. Niente di più schifoso, consiglio vivamente di bruciare la relazione. Impossibile capire l'attacco guardandola.
Difatti si canna alla grande, e per tutti i primi tre tiri fino alla grande cengia erbosa, girovagheremo su placche con percorso non ben definito, qualche traversino delicato da brivido e certamente difficoltà non di IV, protezioni assenti, occorre farsi le soste.

La via è carina, anche se manca di quel qualcosa per essere considerata una salita entusiasmante. Diciamo carina e basta.
La prima parte non abbiamo capito dove corra, anche se a giudicare dalla relazione pare un po' discontinua. Primi due tiri da fare con molta attenzione, placche per nulla banali e poche protezioni. Oltre la cengia il discorso cambia. Le difficoltà diventano più sostenute, i chiodi ci sono tutti - soste fatte e sui passaggi. La roccia è incredibilmente lavorata sotto il tiro del tetto, gocce e piccoli coralli gialli. Molto bello il tiro del diedro fessurato. Il tiro del tetto è ben chiodato, anche se con fettucce un po' vecchiotte sui chiodi. Riuscito in libera da secondo. Ci vuole una buona dose di pompa.
In compagnia di Davide, Marino e Marco. Se ga riso tanto.
Al ritorno, birra e ricotta con i capperi a Malga Framont. Molto gentili le due tipe, mamma e figlia, Giulia e ...boh?! Fermatevi perché merita proprio.

Relazione (i primi due tiri sono molto vaghi e fuori dalla via, nel dubbio se vi perdete non fate come noi, ma conviene a questo punto seguire la via a spit Settimina fino alla cengia erbosa).

Attacco: non l'abbiamo capito, dovrebbe essere 50 metri a destra della Decima. Onde evitare di finire su placche ingaggiose, fatevi il primo tiro della Settimina, poi traversate a sinistra.
Difficoltà: V e VI, un tratto di VII+ o eventualmente A0.
Sviluppo: 300 metri

L1: abbiamo attaccato in corrispondenza di un ometto a circa 50 metri dall'attacco della Decima. Forse l'ometto era per la via a spit, Settimina. Si arriva al primo spit posto abbastanza alto, dopodiché si traversa a destra. Poi lungo placche sprotette, per traversare a sinistra (V, da fare con attenzione). Eventualmente c'è una sosta a chiodi con cordone bianco a destra, sotto un tetto. Noi abbiamo sostato a sinistra, su clessidrina e chiodo piantato da noi. 50 metri. V, uno spit all'inizio poi tutte placche da andare con poche possibilità di proteggere.
L2: abbiamo rimontato una piccola spaccatura e subito incontrato una lama bianca molto bella (V+). Dopodiché ho vaghi ricordi, mi ricordo di un traverso a sinistra su roccia un po' delicata (V+). 40 metri, sosta su una clessidra.
L3: da qui, traversando leggermente a destra. Si supera una solida lama nera (V+), si traversa a destra e si trova finalmente una sosta che credo sia la terza sosta di Tempi Moderni. A questo punto conviene saltarla, e continuare fino in cima con difficoltà di IV+ sta volta, fino ai primi mughi e quindi in cengia. 50 metri, si può sostare sulla sosta di Settimina su un fix e un golfaro. Oppure su mugo, oppure volendo essere etici, dalla sosta di Settimina, si traversa a sinistra 8 metri e si trova un vecchio chiodo spessorato con del legno alla base di una placca con spaccatura.
L4: Dal chiodo con spessore in legno, si sale per placca spaccata con facilità IV+. Si inizia poi ad obliquare a destra per placca compatta e verticale. Si raggiunge un solido chiodo nuovo, e proprio sulla verticale di questo si sale per lama accennata per la mano destra e piccoli appigli per la sinistra (VI-). Attenzione a non andare invece nella lama un po' a destra del chiodo, impossibile! Si sosta alla base del diedro fessurato, su due chiodi di cui uno artigianale fatto con un tubo, più un piccolo nut incastrato. Tiro corto, 30 metri.
L5: Si risale tutto il diedro, partenza fetente (VI). Poi atleticamente con bellissima arrampicata e su roccia molto bella (V+). All'uscita del diedro andare a destra. Si sosta su terrazzino, su due chiodi. Mi sembra di ricordare che uno sia verde, e non molto buono. 30 metri.
L6: Dalla sosta, si obliqua a destra, con arrampicata tecnica su roccia molto bella a gocce e concrezioni. Si trova un chiodo. Si risale una lama, possibilità di mettere un friend su buco alla fine della lama. Usciti dalla lama, si traversa a sinistra di cinque metri. Tiro delicato e molto bello anche se corto. VI 25 metri Sosta su due chiodi buoni
L7: Tiro chiave. Dalla sosta si risale con arrampicata tecnica su appigli un po' svasi per sette otto metri (VI). Non facile arrivare al primo chiodo. Dopodiché si oltrepassa il tetto sporgente all'incirca di un metro nel suo punto più debole, ovvero a sinistra. Ci sono se non sbaglio 4 chiodi, due dei quali con fettucce, piuttosto vecchiotte. (VII+, molto umano). Dall'uscita del tetto, si traversa a destra. Si risale per roccia grigia lavorata (V-) per pochi metri. Alla esile cengia che si incontra si traversa a sinistra di 10 metri, su erba. Fare attenzione. Sosta su due fix del 10! 30 metri
L8: Con un tiro in soluzione unica di 60 metri, si esce dalla via. Attenzione ai primi 4 metri dalla sosta a fix. Non è di certo IV+, è più difficile.
Poi per roccia lavorata e con difficoltà minori (IV) si esce sulla cengia.


Discesa: Dalla cengia si gira a sinistra faccia a monte, e per comodo sentiero si scende.



Nessun commento:

Posta un commento