sabato 7 agosto 2010

Moiazza: Terza Torre del Camp - Via Angelina, con varianti dirette

Secondo giorno, dormicchiato in tenda. Le vacche tutta la notte che scampanavano a tre metri da noi...ci svegliamo di buon'ora il sabato (5.45). Emanuele prepara il caffè. La giornata è decisamente più asciutta di ieri, vento freddo che soffia e cielo terso!
La via prescelta è sulla parete Ovest della Terza Torre del Camp. Posto quanto mai ameno e silenzioso, se confrontato con i chiassosissimi Scalet.
Già la camminata porta su pendii bellissimi con vista sulla parete di Ferro della Lastia di Framont e la forcella delle Sejére. Incontriamo un gregge di pecore che scagazzano alquanto ed un pastore (o caccciatore??) che probabilmente si studia qualche percorso pensoso e seduto su di un sasso alle sette di mattina.

La via Angelina, viene descritta come una bella via con difficoltà medie su roccia ottima che a torto non è una classica. Niente di più vero! La via è veramente una chicca e secondo me non ha niente da invidiare ad alcune classiche anche sulle Pale. Occhio che l'esposizione è ad Ovest, quindi solo in giornate calde! Ombra fino in cima.
Le difficoltà non sono mai eccessive, la roccia è molto bella, discesa relativamente comoda. Andatela a fare!

Relazione:

Difficoltà: IV, IV+, V, 1 passo di V+.

Materiale: friend, cordini per le clessidre, chiodi e martello per le soste da attrezzare (più di una).

Attacco: guardate la guida del San Tommaso per l'attacco. La via parte 10 metri a sinistra di un grande camino gocciolante con un visibile tetto triangolare alla sinistra. Occhio che ci sono due camini della stessa grandezza vicini. Guardate bene il disegno d'attacco e non vi sbaglierete. Si arrampica ancora slegati per uno zoccoletto di 20 metri di II e ci si trova alla base vera e propria della via, alla base di una placca quasi nera a sinistra del tetto triangolare. Chiodo arancione visibile! Ometto mingherlino alla base.

L1:Si sale con arrampicata tecnica su placca fino al primo chiodo a circa 5 metri d'altezza. (V) Si prosegue fino al secondo chiodo, con bella arrampicata (V) fino ad arrivare ad una stretta cengietta (chiodo camp piantato solo parzialmente). Da qui si può andare a sinistra per vago diedro e poi rientrare a destra fino alla base di un camino colatoio oppure andare dritti diretti. Io da secondo sono andato su dritto e l'arrampicata è molto bella e verticale, su placca e fessura. Siamo sul V, senza chiodi e con poche possibilità di integrare. Comunque più che fattibile. 50 metri. Sosta su clessidra e sasso incastrato.

L2: Si risale il camino colatoio al di sopra della sosta (IV), e si arriva ad una larga cengia detritica. Qui si obliqua a destra fino alla base di una bella placca (elementare). Sosta da attrezzare, 50 metri.

L3: Si risale la placca obliquando un po' a sinistra per poi ritornare a destra (IV+). Si rimonta su una seconda cengia comoda e si traversa a destra fino ad un bel mugo alla base di alcune solide lame con ometto. 45 metri.

L4: Si sale la bella lama solida con primo passaggio un po' atletico (V) e si arriva ad un cordone su una grossa clessidra. Si rimonta su un'esile cengia con mugo. Da qui si sale per bella placca lavorata con alcune clessidre (V). Al termine della placca si sosta su placche più appoggiate, in corrispondenza di una clessidra. 60 metri giusti, noi con corde da 5 metri abbiamo fatto un po' di conserva.

L5: Per facili placche bellissime si risale obliquando leggermente a sinistra (qui la via originale andrebbe molto più a sinistra, sotto a dei tetti gialli) a noi pareva più logico andare dritto. Anche perché la qualità della roccia è entusiasmante. Si passano delle solidissime lame bianche di roccia slavata. Si sosta dopo 50 metri su di un mugo posto al di sotto di un tettino e un chiodo rosso a lama artigianale. (III e IV).

L6: dal chiodo rosso artigianale a lama con passo atletico si vince lo strapiombo fessurato (V) e si continua per bellissime placche lavorate con clessidre (IV). Si sosta dopo 40 metri

L7: Sempre per placche appoggiate puntando ad un diedro fessurato grigio a sinistra. La si risale interamente (IV) e si sosta su mugo e comodo terrazzo alla fine del diedro 50 metri.

L8: dalla sosta si obliqua a destra per cengia e poi su per placche tenendo come riferimento un diedro camino sulla destra. Lo si raggiunge, traversando su placche (IV+) e si sosta poco dopo su un chiodo a lama rosso da rinforzare. Tiro lungo, sui 60 metri, fatto qualche metro in conserva.

L9: si rimonta con passo atletico la strapiombo fessura (V) con passo simile a L6. Si incontra un vecchio cordino su clessidra. Da questo non seguire la fessura larga verticale, ma obliquare a destra in corrispondenza di un tettino sporgente più o meno mezzo metro. Sotto questo tettino io ho messo un friend bello grossetto. Dal tettino c'è un passaggio (V+) atletico che va a prendere delle lame su placca, con il piede sinistro ci si alza molto su un appoggio al di là del tetto. Non banale da impostare. Poi per altri dieci metri di facili placche (IV+) fino ad un mugo a destra. 35 metri

L10: Si risale la bella placca (IV) fino ad un camino dalla roccia apparentemente insicura, ma che invece è bella consolidata. Si risale tutto il camino, vi è un chiodo ad U (pass. di V-). Fino alla sosta con chiodo piatto Camp da rinforzare alla base del bellissimo spigolo finale con roccia bianca. 50 metri

L11: Si risale l'estetico spigolo con arrampicata elegante su roccia bianca bellissima, possibilità di proteggersi su spuntoni e friend piccolini (V). Si sosta dopo 30 metri in corrispondenza di un chiodo a lama grosso Camp e una clessidra a sinistra. Si può in realtà da qui uscire salendo ancora di un paio di metri a sinistra fino alla cengia detritica della Terza Torre. Ma non vale la pena dato che l'ultimo tiro, solo 20 metri merita davvero. Presenti anche gli unici due chiodi veramente vecchi (Pisoni??).

L12: Si risale ancora lungo lo spigolo (IV+) fino alla cima vera e propria con arrampicata elegante su placca, presenti due vecchi chiodi che sembrano autentici degli apritori, molto buoni tra l'altro. Ultimo passaggio per uscire in vetta a sorpresa (V).

Discesa: dalla cima si fa una doppia di otto metri su due chiodi (ve n'era solo uno, noi ne abbiamo lasciato un altro molto buono, e anche un cordone arancione). Alla fine della doppia si seguono gli ometti, che portano ad un canale detritico. Dal canale in 5 minuti si è alla cengia che raccorda le tre torri. Da qui si seguono i bolli rossi della normale e si scende. 1 ora fino a Malga Framont.

1 commento:

  1. Ah, così si riusciva ad arrivare in cima a quella specie di spigolo! Interessante!
    Io avevo rinunciato soprattutto perché era tardi e c'era un bel caigo.
    Comunque se ho capito bene dove sei passato direi che hai fatto quasi per intero la "via del cinquantenne" partendo e collegandoti in alto con l'angelina. C'è sul libro di santomaso.
    Ciao, Luca

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