martedì 3 agosto 2010

Cima della Madonna - Via Messner







Alle dieci di sera di domenica arriva la chiamata del buon Davide per la convocazione del lunedì. Sono già in due, ma mi dice che c'è posto per un terzo nella cordata. Accetto volentieri. Le proposte sono due: Messner alla Cima della Madonnna oppure Carlesso alla Torre di Valgrande. In ogni caso il ritrovo è alle quattro e un quarto davanti al suo negozio. Mi vien male.
Torno a casa dalla pizzeria e in quattro e quattr'otto preparo la roba per l'indomani.
Imposto la sveglia alle tre e mezza...ovviamente non la sento e mi sveglio alle quattro. Cazzo!
Come se non bastasse, preso dal sonno, mi chiudo fuori casa. Cazzo!
Ovviamente le chiavi della macchina sono rimaste dentro casa. Vabbè, tralasciamo le imprecazioni del caso (tante), mi faccio passare a prendere da Davide.
Di corsa a prendere Angelo e sfrecciamo via col furgone verso Malga Zivertaghe.

In un'ora e qualcosa siamo al Rifugio del Velo. Non sento più le gambe da quanto abbiamo corso lungo il sentiero. Tempo di bere un tè caldo al rifugio, dove tra l'altro troviamo Riccardo Scarian con un altro tizio, che è lì per aprire una via nuova. Del tipo che il primo tiro è un 7c...mi va già di traverso il tè.

Andiamo all'attacco della via. La parete sembra un missile! Fa anche un po' freddo. Roccia stupenda. Capocordata Davide. In quattro ore siam fuori.
La via è un vero gioiellino. Gioiellino e non gioiello, perché è corta (7 tiri), e forse più adatta a giornate con tempo incerto. Ciononostante non è da sottovalutare, le difficoltà sono costanti (V e V+ Messner, dunque quasi VI). La chiodatura è pressoché assente lungo i tiri. L'arrampicata non è mai banale, occorre leggere dove andare. Ruolo fondamentale gioca l'esposizione, la via infatti, eccetto l'ultimo tiro, è in continua esposizione, tant'è vero che se ci si guarda le punte dei piedi mentre si arrampica si vedono sempre nello sfondo i ghiaioni basali. Pensare che Messner ha aperto questa via a 23 anni munito di scarponi, rende un'idea di quanto forte fosse. Che classe.
Discesa un po' laboriosa e comunque non da sottovalutare.


Relazione:

Sviluppo: 300 metri. 7 tiri

Materiale: Qualche friend. Martello e chiodi consigliabili, se non si trova qualche sosta. Le soste in linea di massima ci sono tutte. Difficile però beccarle tutte, visto che la parete è un placconata enorme povera di punti di riferimento. Numerosi cordini anche sciolti per le clessidre. Occorre dire che, nonostante queste siano presenti in gran quantità, a volte ci sono lunghi tratti in placca obbligatori e senza possibilità di integrare. Soprattutto nella parte alta della via.

Difficoltà: V+ (Messner), secondo me qualche tratto di VI, magari non pieno, ma sicuramente più di V.

Attacco: dal rifugio del Velo, andare a prendere la ferratina che attacca lo zoccolo sottostante la parete ovest della Cima della Madonna. Risalirla e poi per canali, caminetti e roccette, seguendo dove è logico ci si porta alla base della parete nord vera e propria. Ci sono tre piccole clessidre incordinate, e un grillo nei cordini. Quello è l'attacco! (mezz'ora dal rifugio)

L1: Dalle tre clessidre si sale verticalmente la placca bianca. (V) C'è qualche vecchio cordone su alcune clessidre per segnare il percorso. Noi credo siamo stati più a destra del percorso giusto. Ho visto, risalendo, una fessura con un friend rosso incastrato che abbiamo lasciato alla nostra sinistra. Abbiamo sostato 15 metri più in alto di questa fessura, su una grossa clessidra con cordoni ed un moschettone di calata (che abbiamo tolto). Tiro da 55 metri (dato di IV+ sulla guida Rabanser, trovato di V e talvolta V delicato).

L2: Tiro bellissimo sempre su placca. Arrampicata elegante su buchi per le mani come appigli. Ci si protegge discretamente con clessidre. Andamento un po' vago, comunque più o meno verticale. V+ Tiro da 50 metri.

L3: Si risale obliquando un po' a destra, tenendo come punto di riferimento il diedro in alto a destra vicino allo spigolo. Placca tecnica. V+ 50 metri. Sosta su due chiodi.

L4: Si è ora una ventina di metri sotto il diedro/camino. Vi sono diverse possibilità. La più logica parrebbe quella di entrare nel camino canale a destra, presenti alcuni cordoni vecchissimi. Altra soluzione, andare dritti per placca leggermente rossastra, puntando ad un cordone bianco in alto. Noi siamo andati in obliquo a sinistra. Poi verticalmente, poi di nuovo a destra (allungare bene le protezioni). Si entra nel diedro con passaggio difficile (VI-). Lo si arrampica tutto, oppure si sta sulla placca tecnica a sinistra, fino ad una sosta 15 metri più in alto spostata leggermente a sinistra. 40 metri. Tiro molto continuo (V+/VI-)

L5: dalla sosta con due chiodi si risale fino ad un chiodo posto 5 metri più alto (V). Si segue un vago diedrino che porta verso destra fino ad una sosta non molto comoda su un chiodo molto ruggine ed un nut incastrato con cordone blu. 30 metri (V e V+).

L6: Dalla sosta si obliqua verso destra con traversata molto aerea, guardatevi sotto le punte dei piedi in questo tiro. Se vi cade un sassolino arriva direttamente alla base dei ghiaioni senza mai toccare la parete! Mentre si obliqua a destra, tralasciate il diedro svasato rosso sulla vostra sinistra. Proseguite alla fine dell'obliquo verticalmente e troverete una sosta comoda dopo una quindicina di metri, all'interno di una grossa nicchia su due chiodi ruggini (Messner?) ma buonissimi. 30 metri difficoltà (V e IV+)

L7: dalla sosta si obliqua leggermente a destra dove pare più facile e logico, lasciando a sinistra un camino invitante. Si arrampica sullo spigolo, trovando un bel chiodone ruggine alla base di una fessura (IV+, non di certo III+ come riporta Rabanser). Poi per balze e risalti di roccia più facili (III) fino in vetta. 50 metri.

Discesa: non banale e in alcuni tratti un po' insidiosa. Dall'uscita ci si dirige puntando verso il Sass Maor alla cima vera e propria. Statuetta bianca della Madonna (decapitata) più custodia del libro di via vuota, ma con un foglio della relazione dei Sass Baloss dello spigolo del Velo. Noi abbiamo firmato su quello, sigh!
Da qui si scende seguendo le evidenti tracce ed ometti. Si traversa ad un certo punto a sinistra, faccia a valle. Occorre ora seguire le frecce di vernice rossa che portano ad un intaglio/camino molto esposto. Eventualmente ci sono due fix da 10 per l'assicurazione. Se si cade in questo intaglio, si fa da nut umano, visto che al di sotto l'intaglio si restringe quasi chiudendosi. Alla fine di questra traversata si trova il primo anellone cementato. Da qui ci si cala 50 metri. Eventualmente si possono fare due da 25, ma non conviene. Si rampegotta un po' giù e si tralascia la seconda doppia su clessidra e cordoni. Conviene arrampicare attentamente. Fino al secondo anellone cementato. Doppia di 35 metri. Da qui per sentierino sulla destra faccia a valle, e canaloni. Troverete un'altra doppia su cordoni e maglia rapida che conviene fare per un risalto che c'è alla fine abbastanza verticale. Si scende ancora un po' e si trova l'ultima doppia su fittone di ferro, che deposita alla base di un canale ghiaione. Da qui, sciando sulle ghiaie in poco tempo si raggiunge il Rifugio del Velo. 1 ora e mezza dalla cima.


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