giovedì 26 agosto 2010

Torre Brunico: Ottovolante







Giornata totalmente random, risultato di una chiamata di un mio amico. "Ei ciao, domani andiamo a fare qualcosa? Decidi tu il posto, io avevo pensato alla Valsugana o alle Piccole Dolomiti..."

Rabbrividisco alla sola pronuncia delle Piccole Dolomiti, per carità! Per la Valsugana ci si può pensare, avrei una via da andare a vedere sul Monte Mezza. Dopo un po' di frullio di idee, guardo il meteo e vedo che è una bomba per domani.
Dolomiti d'obbligo, ma non quel cesso di Piccole, quelle vere!

All'inizio propongo una via sul Ciampac, poi però mi viene in mente un'altra via che avevo da sempre adocchiato, l'Ottovolante sulla Torre Brunico. Francesco mi dà carta bianca, dicendomi:"per me è lo stesso, tanto tiri tu!" Detto, fatto.
Ne è risultata una giornata di sole stupenda, su una via magnifica. Compagni di via, una guida con cliente davanti a noi e una cordata di fortissimi tedeschi molto simpatici dietro di noi.

L'Ottovolante è una via eccezionale, con una qualità della roccia da far spavento (in alcuni tiri sembra di arrampicare su Befana a Lumignano), ed ogni tiro è di una bellezza unica. Una via da consigliare a chiunque (meglio se allenato). Complimenti a Checco Piardi per questo gioiellino che ci ha regalato: sicuramente una delle più belle vie fatte quest'anno (nel suo genere).

Relazione:

Accesso: Da Corvara prendere il passo Gardena e parcheggiare a Colfosco, seguire indicazioni per ferrata Tridentina.

Attacco: conviene sicuramente fare il primo tratto della ferrata Tridentina, ed uscire sul sentiero soprastante non appena si vede la possibilità di farlo. Puntare alla Torre, l'attacco si trova a circa una decina di metri a destra di un marcato diedro, in corrispondenza di placche fessurate (30 minuti dal parcheggio).

Difficoltà: 6a, 6a+, 6b, 6b+, 1 pass. di 6c, 1 pass. di 7a. (Gradi non regalati, obbl. 6b+). La via è molto continua lungo tutti i suoi tiri. Per farla tutta in libera a vista (senza riposi) credo non basti il 7a.
Giusto per un confronto con le altre vie da me percorse, questa è nettamente più dura di Love my Dogs sui Lastoni o della Grande Guerra sul Castelletto. La paragonerei più o meno come a Mescalito alla Rupe Secca di Arco, solo che lunga il doppio e chiodata più obbligatoria.

Materiale: la via è protetta in maniera abbastanza eterogenea a fix del 10 e alcuni spittarelli strani credo dell'otto nella seconda parte. I primi 4 tiri sono protetti bene (S1/2) a parte qualche tratto in cui si può integrare con protezioni veloci. Il quinto tiro è un diedro canale classico (no fix) di 50 metri, difficoltà IV+. Utili protezioni veloci. Dal sesto tiro in poi la via si incazza decisamente. Le protezioni in questa seconda parte, nonostante non possano considerarsi quasi mai pericolose, sono distanziate e costringono a molti passaggi obbligatori. Secondo me nella seconda parte della via la chiodatura raggiunge S3 in alcuni punti. Pericoloso il primo fix del settimo tiro e la partenza del tiro di 6c, nonostante vi sia ora un discreto chiodo a proteggere il passaggio. Per una ripetizione sicura consiglio di portarsi via due o tre friend medio piccoli e qualche dadino. Volendo anche qualche cordino per clessidra.

L1: Si sale la grigia placca fessurata con arrampicata stupenda seguendo i buchi che offre la parete. Tiro sui 45 metri, 6a continuo. Sosta su piccola nicchia.

L2: Si sale dritti dalla sosta, poi a sinistra e ancora dritti per placca fessurata con roccia marmorea (VI). 30 metri, sosta in prossimità di una cengia

L3: Ancora verticalmente per placca a buchi fotonica. 6a, 30 metri. Credo di aver utilizzato un friend rosso della BD in una fessura circa verso la fine del tiro

L4: Tiro stupendo su spigolo. Dalla sosta si risale lo spigolo rossastro con arrampicata atletica (6a+) su buchi fantastici. C'è una specie di passo del gatto da fare, in corrispondenza della terza protezione del tiro. Si rimonta su cengietta e poi si risale lo stupendo spigolo nero. Difficoltà concentrate in un breve muretto con dei piccoli buchi per le mani (biditi e monoditi) 6b. Due fix messi molto bene a proteggere il passaggio. 30 metri

L5: si traversa a sinistra e si rimonta un diedro rampa. Si trova dapprima un cordone nero marciotto. Si risale la rampa con arrampicata facile e bella (IV+) su roccia bianca e slavata. Si trova un exentric incastrato lungo il tiro. Si continua lungo la rampa fino a che diventa canale. Passaggio atletico in corrispondenza di alcuni cordini su clessidra. Sosta su ampia cengia alla base di un muro rossastro. Possibili attriti con le corde, 50 metri. No fix lungo questo tiro, consideratela una lunghezza classica.

L6: da qui in poi la musica cambia. E lo si capisce subito. Si risale abbastanza atleticamente il muro rosso con buchi, trovati un po' bagnati, fino al secondo fix. Dal secondo al terzo fix c'è un passaggio obbligatorio da fare. Dopodiché il tiro continua su di una placca superba con arrampicata tecnica su buchi e svasi. Tiro molto continuo (sicuramente un 6b da falesia, molto più duro di molti 6c trovati su altre vie in Dolomiti). 50 metri, tiro continuo. Lungo il tiro su due fix si trovano anche due cordini bianchi messi per agevolare la rinviata o eventualmente azzerare. Non sono presenti passi singoli duri lungo il tiro, ma è la continuità piuttosto a renderlo impegnativo.

L7: Tiro chiave. Assomiglia moltissimo al tiro del tetto di Mescalito, alla Rupe Secca di Arco. Dalla sosta ci si alza un 5 metri senza possibilità di integrare su tacche oblique e un buco per la mano destra, primo fix pericoloso. (6a+) Occhio! da qui in poi c'è una fantastica placca bianco rossastra a concrezioni/buchi/tacche in leggero obliquo verso sinistra. La smagnesate vi condurranno con la giusta sequenza sotto i tetto. Una volta arrivati sotto al tetto, si riesce a rinviare il fix al di sopra. Prendere il rovescio sotto il tetto con la mano sinistra, caricare bene i piedi ed ignorare la tacca posta vicino al fix, ma puntare alla "buona" presa più a destra. Superamento del tetto non facilmente azzerabile, piuttosto in A1 con una fettuccia. Da primo, ho azzerato e via! La placca sopra al tetto è stupenda e atletica. Trattasi di dulfer su lame verticali parallele. Chiodatura expo. 6b duro. Sosta non così scomoda come descritto in giro, corde sul vuoto! 30 metri

L8: Non fatevi fregare dal 6a+ dato dalla relazione. La partenza di questo tiro mi ha fatto penare non poco. C'è una fessurina liscia verticale da tenere e appoggi in spalmo. Il primo fix è abbastanza alto, se fiondate lungo questa fessurina faticosa colpite sicuramente chi vi fa sicura. Provvidenziale, se l'avete un friend piccolo. Io sono stato molto contento di essermelo portato dietro. Una volta superata la fessurina non è finita, il tiro continua per altri dieci metri molto continuo (più 6b che 6a+). Poi smolla un po' e si adagia su placca grigia appoggiata stupenda (5+). 35 metri

L9: 6a+ onesto in questo tiro. Primo fix ok. Il secondo è molto alto, ma passando leggermente a sinistra e rientrando a destra poi, si possono evitare alcuni patemi. Dal terzo fix, inizia una rampa fessura un po' aggettante verso destra. Occorre impostare un attimo il passaggio, solo tecnico, non faticoso (6a+). Uscita con run out fino in sosta 25 metri, mi sembra di ricordare solo 3 fix lungo il tiro.

L10: Temevo questo tiro! Avevo letto di chiodatura mortale all'inizio. In effetti il primo fix (che poi sarebbe il secondo del tiro, ma il primo non lo considero dato che inservibile) è posto molto alto, oltre il passaggio duro. Fortunatamente qualcuno ha ficcato un chiodo (all'apparenza orribile) ma buono. Il passo più duro è arrivare al chiodo (6c). Una volta moschettonatolo, si ingrana la marcia e si lavora la fessura in dulfer alzando i piedi faticosamente. Ci devono essere anche delle tacche orizzontali fuori dalla fessura. Una volta rinviato il primo fix, il più è fatto. Il tiro continua su una placca rossastra a buchi fantastica leggermente strapiombante (run out ad ogni fix in questa parte). Dosare bene le energie e non sottovalutare il 6a, run out potenzialmente dolorosi. 35 metri

L11: uscire a destra sullo spigolo (fix), poi rientrare a sinistra su placca a buchi (possibilità di passare clessidre). Seguire la logica visto che non si vedono fix in questa parte. Continuare verticalmente e superare una placca bianca povera di appigli (6a+). Dall'ultimo fix spostarsi con passo delicato a sinistra e rimontare una specie di fessura (run out). 25 metri

L12: dalla sosta, verso destra per cengia (occhio al mega sassone in bilico) e poi con facilità per placchette e paretine (III) 20 metri. Sosta su spuntone

Discesa: Sconsiglio sicuramente le doppie! Oltre che ad essere eterne, c'è la possibilità che si incastrino. Uscite in direzione Sud per crestina, rimontare un muretto che porta al pianoro sommitale della Val Setus dove si trova pure il Rif Pissadù. Dal rifugio prendere a destra per Colfosco. (1 ora e venti fino al parcheggio).

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